Manovra stipendi e plusvalenze: cosa rischia la Juve in questo campionato e nel prossimo
Dopo le plusvalenze tocca alla manovra stipendi. La procura della Figc ha nuovamente deferito la Juventus per il suo bilancio e le comunicazioni al mercato e all’opinione pubblica. Ma stavolta sotto la lente ci sono i soldi ai giocatori durante la pandemia. E, secondo l’accusa, il fatto che abbia deciso di far sapere che i suoi giocatori si sarebbero tagliati gli emolumenti. Senza specificare che quei soldi i calciatori li avrebbero riavuti grazie a una serie di scritture private stipulate dagli agenti. Così i bianconeri si trovano sotto il fuoco incrociato di tre diverse iniziative. Il capitolo plusvalenze, che molto probabilmente si chiuderà lunedì. La Corte Federale d’appello rimodulerà le sanzioni rispetto al -15 comminato. Poi la società potrebbe ricorrere di nuovo. Ma con poche chances di vittoria.
Processi intrecciati e patteggiamenti
Per la manovra stipendi, in assenza di patteggiamenti, si prospetta un altro doppio processo. Con approdo possibile al collegio di garanzia. Ma con tempi abbreviati e un pronunciamento pronosticato per il 20 giugno prossimo. Il dettaglio è che in questo caso la sanzione non si sconterà in questo campionato ma nel prossimo. Dove quindi la Juve potrebbe partire con una penalizzazione di 3 o 5 punti. O peggiore, se non patteggerà. Infine toccherà alla Uefa. Che potrebbe considerare congrue le punizioni italiane e quindi limitarsi ad aggiungere una multa. Oppure potrebbe squalificare i bianconeri per un certo numero di anni dalle sue competizioni. Mandando il club in chiara crisi di liquidità, visto che dovrebbe rinunciare agli emolumenti previsti dalla partecipazione alle coppe europee.
Le previsioni
Vista la classifica attuale (e prima della giornata che si chiuderà lunedì con Roma-Salernitana ed Empoli-Juve) basterebbe un -11 per rigettare indietro in classifica i bianconeri fuori dalle coppe, e un -9 per uscire dalla zona Champions, ma con ancora due giornate da giocare. Ogni scenario è aperto, ed influirà sul nuovo processo che dovrà affrontare il primo grado a giugno. Il procuratore federale Giuseppe Chinè in 72 pagine ha infatti descritto i capi d’accusa per il cosiddetto fascicolo “manovra stipendi”. Che in realtà comprende quattro punti; la spalmatura fittizia degli stipendi di due stagioni (2019-20 e ’20-’21), i rapporti con gli agenti (per i quali emergono anche affari che riguardano giocatori minorenni), la partnership con 6 club (Sassuolo, Atalanta, Udinese, Bologna, Sassuolo, Cagliari, su cui Chinè indagherà ancora).
Il deferimento
La Juve è stata deferita per responsabilità «diretta e oggettiva» delle contestazioni fatte all’ex presidente Andrea Agnelli, a Nedved, Paratici, Cherubini e altri tre dirigenti (due del settore giovanile): per loro l’accusa è di aver violato l’articolo 4.1, quello sulla lealtà sportiva. Agnelli e Paratici hanno depositato in Lega «gli accordi di riduzione di 4 mensilità» del 2020 per 21 calciatori e di Sarri. «Omettendo di depositare gli accordi di recupero di tre mensilità», per farlo poi dopo la chiusura del bilancio al 30 giugno. La stessa violazione è contestata per il campionato successivo, dove il recupero di tre mensilità era fissato da scritture private, le cosiddette ‘side letter’. Il comportamento avrebbe «violato il principio di par condicio con le altre società consorelle della Lega di A».
Sconto o no
La Gazzetta dello Sport spiega oggi che in linea teorica, i giudici d’Appello sulle plusvalenze potrebbero quindi confermare, aumentare o più probabilmente abbassare la penalizzazione. Ma c’è un problema. Se i giudici sposeranno la tesi dell’afflittività nella stagione in corso, i 9 punti della vecchia richiesta della Procura federale potrebbero essere neutralizzati dall’andamento della stagione. E la Juve potrebbe comunque entrare in zona Champions grazie alla posizione in campionato. Un taglio della penalizzazione è quindi l’ipotesi più probabile. Ma con l’incognita dell’afflittività.
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