Matteo Messina Denaro vuole dare il suo cognome alla figlia. La storia del boss nel podcast: «Non è il Capo dei Capi» – Il video
Matteo Messina Denaro vuole dare il suo cognome alla figlia Lorenza Alagna. Lo ha detto lui stesso alla ragazza durante l’incontro in carcere a L’Aquila. A raccontarlo oggi è Lirio Abbate su Repubblica. L’incontro ha avuto luogo il 26 aprile scorso, giorno del 61esimo compleanno dell’Ultimo dei Corleonesi. Secondo l’articolo Messina Denaro ha ripreso Lorenza per i comportamenti del passato. Si è lamentato di non aver mai ricevuto ringraziamenti per i regali che in questi anni le ha fatto recapitare. Lei gli ha risposto che non li ha rivenduti. Alagna gli ha spiegato che ha riallacciato i rapporti con le zie, con le quali aveva avuto discussioni in passato.
La mafia di ieri
E gli ha rinfacciato la “preferenza” del boss per un’altra ragazza di Campobello di Mazara, espressa in una serie di pizzini inviati alla famiglia di origine. Alla fine il padre ha detto alla figlia che se lei vorrà prendere il suo cognome lui non si opporrà in alcun modo. Della storia di Martina Gentile, la ragazza di cui ha parlato Messina Denaro, si discute ampiamente nella quarta puntata del podcast di Open Radici. Il titolo dell’ultima parte è “L’inizio e la fine”. Il podcast si può ascoltare gratuitamente su Spotify o su Audible.
E in questa puntata si parla proprio del ruolo di Messina Denaro all’interno di Cosa Nostra. Il professor Salvatore Lupo spiega che «Messina Denaro ci interessa perché è l’ultimo dei grandi latitanti. L’ultimo che continua una tradizione antica ma piuttosto perduta: quella dei mafiosi che non si trovano perché nessuno li cerca. Messina Denaro è importante perché è l’ultimo dei cento che sono stati presi. E questa è la contraddittorietà dell’immagine che noi ci facciamo di questo personaggio. E quindi rappresenta la mafia di ieri».
La storia di Matteo Messina Denaro
Per l’autore del libro che racconta 160 anni di storia della mafia tra Sicilia e America pensare che Messina Denaro «sia l’erede del grande boss, il super boss, l’erede di quello e di quell’altro come se negli ultimi trent’anni non fosse successo niente e tutta quella gente non fosse finita in galera è come adottare uno schema monarchico, tipo Luigi in Francia, il re è morto e viva il re. Ma non è così».
Radici è un podcast di Alessandro D’Amato. Regia e musiche di Luca Santarelli. Con interviste a: Sara Cordella, perita grafologa del tribunale di Venezia; Francesco Misiti, ex questore di Pescara e commissario a Trapani; Rino Germanà, ex questore Piacenza e commissario a Mazara del Vallo e Castelvetrano; Bruno Annibale, professore ordinario di Gastroenterologia alla Facoltà di Medicina e Psicologia dell’università “La Sapienza” di Roma; Salvatore Lupo, professore ordinario di Storia alla facoltà di Scienze Umanistiche dell’università di Palermo Ugo Colonna, avvocato; Pippo Giordano, ex ispettore della Dia di Roma.
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