Processo Ponte Morandi, l’ex dirigente di Benetton Gianni Mion: «Sapevo del rischio crollo dal 2010 e non dissi nulla»
«Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo». Lo ha detto Gianni Mion, ex Ad della holding dei Benetton, ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia, al processo svoltosi oggi, lunedì 22 maggio, per il crollo del Ponte Morandi di Genova avvenuto il 14 agosto 2018 e che causò 43 vittime. «Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose “ce la autocertifichiamo”. Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico», ha concluso Mion, riferendosi – spiega l’Ansa – a una riunione del 2010, otto anni prima del crollo, a cui parteciparono l’Ad di Aspi Giovanni Castellucci, il direttore generale Riccardo Mollo, Gilberto Benetton, il collegio sindacale di Atlantia e, secondo il ricordo del manager, tecnici e dirigenti di Spea. Dopo queste dichiarazioni, il legale Giorgio Perroni, che difende l’ ex direttore del Primo tronco di Autostrade, Riccardo Rigacci – quest’ultimo indagato insieme ad altre 58 persone -, ha chiesto di sospendere l’esame di Gianni Mion e di indagarlo. Tuttavia, l’esame di Mion è andato avanti e i giudici hanno affermato che si riservano sulla richiesta avanzata dall’avvocato Perroni. Nel processo per il crollo del Ponte Morandi del capoluogo ligure, nella giornata di oggi sono stati ascoltati i top manager, in particolare sui tagli alle manutenzioni da parte di Autostrada per l’Italia, ma anche dello Stato. Prima di Gianni Mion, sentito dai giudici come testimone, senza quindi l’affiancamento di un legale, sono stati ascoltati Roberto Tomasi, attuale amministratore delegato di Aspi (nel frattempo tornata sotto il controllo pubblico con l’ingresso di Cassa depositi e prestiti) e Giovanni Castellucci, anch’egli ascoltato in quanto testimone.
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