Emergenza Emilia-Romagna, le liti interne ai Vigili del fuoco che hanno rallentato gli interventi
«Le persone in Romagna hanno bisogno del nostro aiuto e i sindacati dei Vigili del fuoco ostacolano l’intervento delle unità di volontari?». È una domanda che nessuno vorrebbe porsi, meno che mai all’indomani dalla catastrofe emiliano-romagnola. Meno che mai se riguarda il corpo più amato dalla gente, per la sua vocazione al soccorso. Invece, quella domanda è stata posta. In una chat di Whatsapp, da un pompiere di lungo corso. I Vigili del fuoco si dividono in due macrocategorie: i permanenti e i volontari. La differenza è che se per i primi l’unica professione è quella del pompiere, e ricevono perciò uno stipendio mensile, i secondi prestano servizio solo quando c’è un’emergenza. Ricevono un compenso per ogni singola operazione, sono addestrati per intervenire con prontezza ed efficacia al pari dei colleghi permanenti, ma il loro lavoro principale è un altro. Si definiscono volontari per queste ragioni. Chi interroga i colleghi in quella chat di gruppo era pronto a partire dalla Lombardia verso le zone colpite dall’alluvione dello scorso 16 maggio. Non gli è stato concesso. Il suo è uno dei tanti casi di Vigili del fuoco volontari che, nonostante abbiano offerto disponibilità a recarsi in Emilia-Romagna e i vertici nazionali del corpo abbiano dato il via libera, sono rimasti bloccati in Lombardia per questioni di lotte sindacali. Contemporaneamente, squadre di personale di ruolo sono state fatte convergere dalla ben più lontana Calabria.
Cosa è accaduto
Il presidente dell’Associazione nazionale dei Vigili del fuoco volontari, il 20 maggio, scrive una lettera ai vertici del Corpo. Esprime il desiderio di 800 volontari operativi di aggregarsi alle colonne mobili provinciali dei Vigili del fuoco che stanno raggiungendo le zone alluvionate. Tra i volontari, vengono espressamente citati professionisti con competenze utili per il contesto emergenziale: si parla di ingegneri, elettricisti, idraulici, muratori, medici e infermieri. Tutti pronti a partire. Per operare fuori dalla propria area di competenza, tuttavia, i distaccamenti volontari hanno bisogno di un’esplicita autorizzazione delle più alte cariche dei Vigili del fuoco. Autorizzazione che arriva. La notizia raggiunge i sindacati che rappresentano i pompieri permanenti. E non viene accolta come un aiuto prezioso da parte dei propri colleghi volontari. Anzi, la Fns Cisl Milano invia un messaggio ai suoi iscritti: «Buonasera a tutti. Mi preme informarvi che in riferimento all’attivazione della componente volontaria per l’emergenza in Emilia-Romagna, ho chiesto spiegazioni al comandante, il quale mi ha riferito di aver ricevuto indicazioni dal capo del corpo». Si tratta di Guido Parisi, e anche a Open risulta la sua disponibilità a far partecipare i volontari ai soccorsi. Continua la Cisl di Milano: «In seguito, ho sentito il segretario regionale Romeo», e viene reso noto un giro di collegamenti telefonici che fa arrivare il malcontento ai vertici del corpo.
Le pressioni dei sindacati e lo stop alla chiamata dei volontari
Alla fine, la frase che per i pompieri permanenti suona come una rassicurazione: «Sono stato informato che il personale volontario sarebbe andato a sostituire e a supportare il personale volontario dell’Emilia-Romagna, e che sarebbe stato impiegato per la sola attività di assistenza, come lo svuotamento delle cantine». Al personale permanente resta l’esclusiva «dell’attività di soccorso tecnico urgente e il relativo avvicendamento». Il messaggio viene inviato il pomeriggio di sabato 20 maggio, con le città romagnole ancora inondate di fango. «Come è possibile che in un momento così grave per i romagnoli i sindacati dei Vigili del fuoco pensano a ostacolare il dispiegamento dei volontari?», riferisce una fonte, sempre sabato. Ma quello che circola nelle chat è solo un’appendice delle lettere che le varie sigle sindacali hanno spedito ai vertici del corpo. La Vvf Cgil, la Fns Cisl e la Conapo di Brescia pretendono dal comandante provinciale dei Vigili del fuoco «di essere messe a conoscenza, con urgenza, in funzione di quale dispositivo normativo è stato disposto l’invio della componente volontaria». La Conapo regionale della Lombardia, sempre il 20 maggio, scrive al direttore dei Vigili del fuoco lombardi: «In seguito alle numerose segnalazioni ricevute dal personale, chiediamo delucidazioni sull’invio di squadre di volontari, una scelta che va a discapito delle squadre di permanenti».
La delusione dei volontari
Dal comando dei Vigili del fuoco di Ravenna arriva la richiesta «urgente» di tre squadre dalla Lombardia. È il 19 maggio. Da Roma autorizzano. Ma non saranno molti altri a partire. Il giorno dopo, la Fns Cisl sembra esultare e scrive ai suoi iscritti: «In riferimento all’attivazione della componente volontaria, vi informo che la direzione regionale ha disposto la sospensione dell’invio delle squadre previste in partenza. Gli unici distaccamenti volontari lombardi che sono partiti ieri sono stati Appiano Gentile, Lissone e Orzinuovi». Monta la delusione tra i volontari: «Dopo aver ricevuto il nullaosta nazionale per formare squadre di intervento in Emilia-Romagna, il direttore regionale ci ha bloccati perché i sindacati hanno fatto ostruzionismo». O ancora: «Viene attivato il personale permanente di Catanzaro mentre i volontari di aree limitrofe alle zone alluvionate, come Casalpusterlengo o Cremona, vengono bloccati». Un altro: «Eravamo in 200 pronti a intervenire. 200 lombardi che, nel giro di qualche ora, sarebbero stati già operativi in Romagna».
«Uno schiaffo alle persone colpite da questa tragedia»
È annosa la diatriba tra membri permanenti del corpo e componenti volontarie. In questo caso specifico, chi riferisce a Open delle pressioni sindacali per bloccare l’intervento dei volontari, seppure più vicini al luogo della catastrofe, individua due motivazioni: «La prima è la concezione diffusa tra alcuni per cui i volontari “ruberebbero” il lavoro agli effettivi. La seconda è una questione di tessere: solo gli effettivi potrebbero iscriversi ai sindacati che, in un circolo vizioso, difendono non la categoria del pompiere, ma solo i propri iscritti. I volontari smettono di essere alleati preziosi e diventano concorrenti». In conclusione, racconta un’altra fonte, «è un ragionamento economico: i Vigili del fuoco permanenti che arrivano dalla Calabria o da altre regioni del Sud riceveranno uno stipendio più alto a fine mese, grazie a tutti gli straordinari che faranno per l’emergenza in Emilia-Romagna». Se fosse davvero questa la ragione, privilegiare l’intervento dei permanenti dal Sud Italia rispetto ai volontari provenienti dai territori vicini alla Romagna, si tradurrebbe in più costi per lo Stato, più inquinamento per i lunghi spostamenti di persone e mezzi. Ma soprattutto, più tempo necessario a raggiungere i luoghi alluvionati. «Uno schiaffo alle persone colpite da questa tragedia».
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