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Il ministro Lollobrigida: «Mattarella? Sull’etnia non ce l’aveva con me, non sono così importante»

23 Maggio 2023 - 08:22 Redazione
L'esponente del governo Meloni: Manzoni era un patriota

«Io credo che il presidente, se avesse voluto riferirsi a me, avrebbe fatto in modo che lo sapessi prima». Il ministro della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida risponde così a Emanuele Lauria di Repubblica, che gli chiedeva se si sentisse chiamato in causa dalle parole di Mattarella sull’etnia. «Non sono così importante, su…», aggiunge. Per poi chiosare: «Il 24 maggio sarò a una cena di Stato al Quirinale. Ci sarà anche il presidente dell’Angola: parleremo dell’emergenza alimentare. Io ascolto sempre con deferenza le parole del presidente della Repubblica, come quelle del Papa. E non penso che vadano interpretate. Altrimenti rischieremmo di strumentalizzarle». Il presidente della Repubblica ieri ha detto che è importante la persona e non la sua etnia.

Lollobrigida invece aveva parlato di un’etnia italiana «da tutelare». Il riferimento era alla frase sulla “sostituzione etnica” pronunciata sempre da Lollobrigida ad aprile. Successivamente il ministro aveva anche detto che la parola “razza” era presente nella Costituzione. Oggi Lollobrigida si dedica anche alla critica letteraria: «Io posso citare la figura di Manzoni, cui il presidente si è ispirato ieri. C’è stato un autore italiano che più ha trasmesso il concetto di matrimonio e dunque di famiglia?». Perché «Dio, Patria e famiglia’ è un motto mazziniano».

Mentre «l’Italia, per Manzoni, è ‘una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor’. C’era un forte contenuto patriottico nelle sue opere. Come vede esistono autori che hanno affermato e difeso l’identità italiana. Si vuole discutere pure la tutela dell’identità? Ma quando mi soffermo io su questi temi, ormai, c’è sempre un attacco. Non ho mai parlato di razza ma di etnia, vista come raggruppamento che vede una lingua comune. Una collega del Pd, l’altro giorno, mi contestava pure l’uso della parola ‘ceppo’. Anche Berlinguer parlava di Trieste e di cosa rappresentasse quella città in termini etnici».

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