Neonato morto soffocato al Pertini di Roma, la madre: «Tragedia inevitabile? Sono scioccata. Le infermiere mi hanno ignorata»
«Sono scioccata». Sono le prime parole della madre del neonato morto all’ospedale Pertini di Roma, il 7 gennaio scorso, dopo la conclusione della consulenza disposta dal pm Maria Sabina Calabretta secondo cui si è trattato di una «tragedia non prevedibile». In quell’occasione, la donna era crollata in un sonno pesantissimo, stremata dal parto. In braccio aveva il figlio che è morto soffocato dal suo peso. «Da quello che leggo, le infermiere erano presenti continuamente – afferma la mamma a la Repubblica – ma non è così. Sono stata abbandonata, come ho scritto in denuncia». Il parto avvenne il 5 gennaio scorso: il neonato nacque senza alcun problema di salute. La madre lo ha poi atteso in una stanza che già ospitava altre tre donne, e nelle 24 ore successive è stata seguita dal personale infermieristico, che ogni due ore ne ha controllato le condizioni di salute. Con il passare del tempo, l’intervallo si è esteso a tre ore, come da protocollo. La notte del dramma, quella tra il 7 e l’8 gennaio, l’ultima visita è stata effettuata alle 23.15. Gli infermieri sono quindi tornati verso mezzanotte e quaranta, meno di due ore dopo. Ma era già troppo tardi. A poco sono serviti i tentativi disperati di salvare il bambino, seguiti nelle ore successive. Il consulente Cipolloni, medico legale, ha sentito – scrive il quotidiano romano – il personale, i medici e gli infermieri in servizio nel reparto in cui si effettua il rooming in. Alla fine, secondo il medico incaricato dai pm di piazzale Clodio, la morte del bimbo non era prevedibile. Ma la mamma ha replicato: «Non ci fermeremo qui».
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