Salvini per il Ponte sullo Stretto ricorre al Rinascimento: «Bisogna osare come fecero Michelangelo e Raffaello»
Entro il 30 maggio va approvato il disegno di legge che converte il decreto relativo al Ponte sullo Stretto di Messina. Varato dal Consiglio dei ministri lo scorso 31 marzo e passato alla Camera il 16 maggio, il testo deve affrontare l’ultima prova al Senato. Il voto finale è atteso per la serata di oggi, 24 maggio: per l’occasione, nell’Aula di Palazzo Madama, è intervenuto il principale promotore della grande opera. «Oggi è una giornata rilevante», ha esordito Matteo Salvini. Poi ha subito attaccato le opposizioni, a cominciare dal gruppo di Alleanza verdi e sinistra, che ha provato a fermare l’infrastruttura presentando una pregiudiziale di costituzionalità, respinta. «Non avete mancato di rispetto a me. Il decreto è stato emanato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Quindi per dubbi e rilievi rivolgersi al Colle che ha tutti gli elementi di garanzia e superiorità e che può decidere cosa si può fare e cosa no».
L’invettiva successiva è indirizzata al Movimento 5 stelle. Per farla, il leader della Lega ha scomodato i grandi del Rinascimento italiano, paragonando l’audacia delle loro opere a quella dell’infrastruttura che collegherà Calabria e Sicilia. «Sul Ponte bisogna osare. L’Italia è la patria del Rinascimento. Se Michelangelo, Raffaello, Leonardo da Vinci non avessero osato e se fossero passati da una commissione costi-benefici, oggi non avremmo quello che hanno fatto loro. Penso alle chiuse sui Navigli pensate da Leonardo. Con i 5 Stelle non ci sarebbero state, avrebbero detto: “questo è un matto”». Infine, Salvini ha ribadito l’obiettivo di aprire i cantieri nell’estate del 2024. E ha ricordato qualche dettaglio della costruzione: «Facciamo un ponte perché ci passino sopra auto, bus e treni e poi, lo dicono ingegneri, architetti, geologi, sotto il Ponte le navi ci passeranno. L’altezza di 65 metri lo permette». In chiusura, il leghista ha lanciato una frecciatina alla Francia, riguardante un’altra grande opera: «Sulla Tav spero che il governo francese non venga meno alla parola data, noi da certe latitudini lezioni non ne prendiamo».
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