Alberto Zaccheroni, la caduta, il coma e il deficit di memoria: «Sono vivo per miracolo»
L’allenatore Alberto Zaccheroni è stato ricoverato in rianimazione a febbraio. Un trauma cranico in seguito a un incidente domestico, ma anche un coma. Ora ha un deficit di memoria a breve. Non ha riconosciuto neanche l’ospedale in cui era ricoverato. E ha perso due diottrie. Ma adesso, dice in un’intervista al Corriere della Sera, sta meglio: «Mi ha trovato mia moglie Fulvia faccia a terra. Dice che ero in un lago di sangue, con la faccia a terra e un occhio fuori dall’orbita. Sono vivo per miracolo». Fulvia era al piano terra a Cesenatico. Lui stava forse scendendo dalle scale ed è scivolato: «Sono ruzzolato per otto o dieci gradini. Lei è accorsa quando ha sentito le urla. Avevo battuto la testa, può immaginare quanto spavento», dice a Monica Colombo.
Le condizioni di salute
Non riesce a immaginare ancora i motivi della caduta: «Poiché c’era la cagnolina di Luca, mio figlio, si pensa che l’avessi in braccio e mi sia proteso in avanti per proteggerla dal tonfo». Poi «Fulvia ha chiamato il118, mi hanno portato di corsa all’ospedale Bufalini di Cesena dove sono stato ricoverato in terapia intensiva. Mi hanno sedato, non ero vigile». Poi la riabilitazione: «Ho fatto fisioterapia, lavorato con logopediste. Devo ringraziare i medici e tutto il personale dei due istituti che mi hanno seguito. Sono stati straordinari. Noi spesso diamo per scontato il loro lavoro ma se cammino mentre parlo con lei, devo dar merito ai dottori». Le dimissioni sono arrivate il 22 aprile: «Ho atteso qualche giorno e poi sono andato a salutare il personale del Bufalini. Non ho riconosciuto neanche l’ospedale. A Fulvia ho detto “ma che posto è?”. Le infermiere mi hanno riferito che sono stato ribelle, mi agitavo e mi strappavo i tubicini».
La religione
Adesso, dice, è senza patente: «Per riottenerla dovrò sostenere dei test e ho qualche deficit di memoria a breve». Ma di calcio parla, eccome. Per esempio della finale di Champions League: «Se parlassimo di un torneo nella sua interezza, il pronostico secco dice Manchester City. Ma in una gara unica l’Inter se la può giocare. Se la squadra di Inzaghi si mantiene tosta e compatta, con i giocatori di personalità che ha, può succedere di tutto». Ma questa esperienza non ha cambiato il suo rapporto con la religione: «No, la forza me l’hanno data i miei familiari che non mi hanno lasciato un attimo e i sanitari che hanno fatto un capolavoro».