Marco Travaglio spiazza tutti sulla Rai di Giorgia Meloni: «È la cosa che più si avvicina al pluralismo con la legge vigente»
La tornata di nomine Rai appena fatta da Giorgia Meloni ha sì lottizzato la tv di Stato «ma per dire come siamo ridotti, è la cosa che più si avvicina al pluralismo con la legge vigente». Il direttore del Fatto quotidiano, Marco Travaglio, spiazza tutti con il suo editoriale di venerdì 26 maggio sulle nomine della tv di Stato e anche sulle dimissioni di Lucia Annunziata.
Travaglio esordisce così: «Vorremmo anche noi appassionarci, come tanti neopartigiani da terrazza, per la Rai “sovranista”, “fascista” e altre parole senza senso (almeno applicate alla Rai). Ma purtroppo conserviamo un briciolo di memoria, dignità e sense of humour. Ce la mettiamo tutta per piangere anche noi a dirotto sul battaglione di lottizzati che sostituisce il precedente. Ma niente: non ci escono proprio le lacrime».
Secondo il direttore del Fatto quotidiano infatti «se oggi il governo Meloni si prende la Rai, non è perché è arrivato il fascismo: è perché lo dice la legge scritta a quattro mani dal berlusconismo e dal renzismo». Travaglio sostiene citando i vari casi che la Meloni avrebbe occupato la Rai assai meno di suoi predecessori come Mattreo Renzi e da ultimo Mario Draghi. «Questa destra», scrive, «riesce persino a sembrare meno peggio del renzismo: Renzi si prese le tre reti e i tre tg, da cui furono cacciati Berlinguer (dal Tg3), Gabanelli, Giannini, Giletti e Porro (dalla Rai); Meloni dà 5 posti a FdI, 7 alla Lega, 3 a FI, 3 al M5S, ben 9 al Pd. E fa meno peggio anche di Draghi, che riuscì nel capolavoro di regalare tre quarti della Rai al Pd che non ha mai vinto un’elezione da quand’è nato, di escludere dal Cda l’unico partito di opposizione (FdI) e da tutte le reti e i tg il partito di maggioranza relativa che aveva vinto le elezioni: i 5Stelle. Renzi renzizzò, Draghi draghizzò, Meloni non melonizza. E Fazio e Annunziata sono usciti con le loro gambette, senza che nessuno li cacciasse…».
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