Manuel Bortuzzo andrà alle Paralimpiadi: «Ho superato il mio blocco con il Grande Fratello»
Manuel Bortuzzo è tra i 24 atleti italiani ai Mondiali paralimpici di Manchester dal 31 luglio al 6 agosto. Prima che un proiettile vagante lo costringesse su una sedia a rotelle, Bortuzzo era un nuotatore di stile libero. Nel 2015 era stato convocato dalla Nazionale per gli Eyof di Tblisi. «Mi fa effetto pensare che lì in Georgia avevo 16 anni e non capivo nemmeno dove mi trovavo, mentre ora mi aspetta la mia prima nazionale assoluta da grande con la Finp, che avrà tutto un altro sapore», dice oggi in un’intervista a La Stampa.
Il livello mentale e la sfera emozionale
Nel colloquio con Alberto Dolfini Bortuzzo sostiene che «il blocco più forte è a livello mentale, una lotta continua coi ricordi, non soltanto nella sfera emozionale, ma anche in quella fisica, legata proprio ai movimenti in acqua. Ho passato due anni in cui volevo nuotare, ma sentivo il peso di farlo quasi per forza. Nessuno mi aveva mai chiesto se lo volessi davvero. Sta proprio qui la differenza, adesso lo voglio io, mi piace e lo voglio fare». Dice di essersi sbloccato «quando mi sono trovato al Grande Fratello, in un contesto così diverso da quello che ero abituato a sperimentare da atleta. È stata un’esperienza intensa e per nulla facile, ma che ha portato anche aspetti positivi, come l’enorme voglia di tornare in acqua. Devo ringraziare Aldo Montano, che ormai nella mia vita è un punto di riferimento, lo sento come un fratello. Prima di ogni gara ci sentiamo e lui trova sempre le parole giuste per tranquillizzarmi: sa di essere tra gli artefici di questo grande ritorno».
Paltrinieri e gli altri
Poi parla di Paltrinieri: «Greg l’ho sentito su Whatsapp anche dopo l’ultima gara di qualifica a Berlino, vasca dove ha vinto medaglie e fatto record, e gli ho detto che mi sono sentito come lui. Spesso molti risultati vengono dati per scontati, ma non si sa quello che c’è dietro». Ora lavora per i nuovi obiettivi: «In realtà, sono ancora un pesciolino nel mare paralimpico: a Berlino, ero al fianco del 35enne greco Antonios Tsapatakis (2° al mondo, ndr) e sembravo un propaganda contro un professionista. Ora mi guardo attorno e rubo i segreti dei miei colleghi. L’esempio degli altri atleti paralimpici lo conservo con più piacere: ho imparato tantissimo da quelli che, finalmente posso dirlo, sono i miei nuovi compagni di Nazionale».
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