Milano, i genitori No vax negano il test del tampone per il figlio malato di tumore: indagati per tentato omicidio
A Milano un bimbo di 4 anni affetto da una forma fulminante di tumore aspetta il trasferimento in un altro ospedale per provare a salvarlo. Serve però il test del tampone per Covid-19. Ma i genitori No vax rifiutano di effettuarlo. Allora interviene un pubblico ministero della procura. Anche perché andare al tribunale dei minorenni o avvertire la procura dei minori non è possibile. Perché non c’è tempo. Il pm Nicola Rossato usa la norma penale sul prelievo coattivo di campioni biologici. Che la legge contempla soltanto nei casi in cui è necessario salvaguardare un’indagine. E apre un fascicolo penale a carico dei genitori. Accusandoli di tentato omicidio nei confronti del figlio.
Una forma gravissima di tumore
La storia la racconta oggi il Corriere della Sera. Tutto comincia in un ospedale di Milano. I genitori portano il bambino di 4 anni e mezzo. La diagnosi: c’è una forma gravissima di tumore, è necessario intervenire subito perché il paziente rischia la vita. La terapia si può tentare soltanto in un altro nosocomio. Che sta fuori Milano. Ma il secondo ospedale ospita anche pazienti-bambini con inesistenti difese immunitarie. E quindi richiede per i ricoveri in ingresso un tampone nasofaringeo che escluda infezioni da Coronavirus. I genitori No vax però si oppongono. Non prestano consenso al tampone. I medici non ritengono allora necessario dover agire «in stato di necessità». E si appellano al pm di turno. Il quale guarda l’orologio e si rende conto che non c’è tempo per allertare la procura e il tribunale per i minorenni. E neanche per attivare gli articoli 3 e 5 della legge sulle disposizioni anticipate di trattamento che risale al 2017.
L’escamotage della procura
La procura usa invece l’articolo 359-bis del Codice di Procedura Penale. Quello sul prelievo coattivo di campioni biologici su persone vivente. Che permette con un decreto motivato di ordinare l’esecuzione del test del tampone. Ma solo «nei casi di urgenza quando vi è fondato motivo di ritenere che dal ritardo possa derivare grave o irreparabile pregiudizio alle indagini». Il bambino viene sottoposto a tampone nel primo ospedale. È negativo. Ok al trasferimento nel secondo. Ora il giudice per le indagini preliminari dovrà decidere se il decreto era necessario o no. E se convalidare la decisione del pubblico ministero o meno.