Cosa dice davvero l’ordinanza del Tar sugli orsi Jj4 e Mj5 in Trentino e la morte di Andrea Papi
Nei giorni scorsi, il tribunale amministrativo regionale del Trentino Alto Adige ha sospeso l’ordinanza di abbattimento dell’orsa Jj4, a seguito dell’udienza davanti al Tar per Jj4 e Mj5. Per ora la vita dei due esemplari entrati al centro delle cronache di questi mesi, soprattutto dopo la morte di Andrea Papi, è salva. Il testo dell’ordinanza si compone di 29 pagine, riportate dal Quotidiano Nazionale. In merito all’uccisione del 26enne in Trentino, nel documento viene chiarito subito che, a «differenza di quanto dedotto dalle Associazioni ricorrenti, non risultano necessarie ulteriori verifiche sulla causa del decesso del giovane Andrea Papi, perché il quadro fattuale dell’aggressione da parte dell’orsa JJ4 risulta adeguatamente ricostruito – alla luce delle analisi eseguite presso la Fondazione E. Mach sul materiale biologico rinvenuto sul luogo dell’aggressione e del referto dell’autopsia eseguita sul cadavere – dal Presidente di Provincia».
La pericolosità
L’ordinanza 68 in più punti fa riferimento a quanto detto dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). In particolare, per quanto riguarda la pericolosità e la classificazione degli orsi problematici. Nel caso di Jj4, si tratta di un esemplare considerato al «alto rischio», in base alle regole del Pacobace (Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali), ovvero il documento base sugli orsi bruni. Nel testo viene precisato che per gli orsi che rientrano in questa classificazione «è suggerita l’applicazione di misure diverse dall’abbattimento». Inoltre, viene evidenziato che sarebbe stato necessario basarsi sul rapporto Ispra-Muse del 2021 per contestare la scelta del presidente Maurizio Fugatti di dare il via libera per l’abbattimento. Rapporto che non è stato adottato.
La difesa dei cuccioli
Nell’ordinanza viene presa in analisi anche l’ipotesi circolata che l’attacco ad Andrea Papi sarebbe stato dovuto alla difesa dei propri cuccioli da parte dell’orsa. «Sebbene vi sia motivo di ritenere che l’aggressione del giovane sia dipesa dalla presenza di cuccioli al seguito dell’orsa, – si legge nell’ordinanza che cita la relazione del dott. Fico – tuttavia non c’è traccia degli accertamenti posti in essere dalla Provincia a riguardo». Questo perché non è stata realizzata la documentazione richiesta dal Presidente del Tar. Una documentazione necessaria, secondo il Tar, soprattutto se si considera la relazione del consulente dott. Marino in cui veniva sottolineata la «necessità di ulteriori verifiche perché trascurata, nella ricostruzione del decesso, l’analisi della dinamica dell’aggressione e l’approfondimento circa la finalità».
Gli interrogativi rimasti aperti
Il Tar sottolinea, infatti, che dai documenti disponibili non risultano gli elementi per rispondere ai seguenti quesiti: «A che ora è avvenuto l’incidente? Ganno influito le condizioni ambientali relative alla luminosità? Era crepuscolo? Era sera? Ha seguito il percorso del sentiero o ha attraversato il bosco di corsa in condizioni di scarsa visibilità? Accortosi dell’orsa, il ragazzo si è istintivamente difeso con bastoni, rami e sassi accentuando la reazione dell’animale? Era distratto dall’uso di cuffiette o cellulare?».
Il Tribunale ci tiene a precisare che non si tratta di interrogativi volti ad accusare la vittima, ma a prevenire ulteriori incidenti tragici e a chiarire l’oggettiva dinamica di quanto accaduto quel giorno. Anche perché da tutti gli episodi – si legge ancora nell’ordinanza – «non emerge un’intrinseca pericolosità dell’orsa», ma reazioni mirate a difendersi. Quali sono i prossimi passi è ancora da chiarire, ma sembra che il tribunale amministrativo trentino voglia dare il tempo alle associazioni animaliste di impugnare i documenti citati. La sospensiva è valida, infatti, fino al 27 giugno.
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