Ultimo, il disagio su Salvini e il big del Pd: «Se mi cercano, non mi trovano…». Gelo con Mahmood e la sala stampa di Sanremo, l’esperienza con la terapia
«Con il tempo troverai le risposte», è il messaggio che Renato Zero mandò a Ultimo in un periodo particolarmente della sua vita, tra problemi di salute dei parenti e il tentativo di cercare di emergere nel mondo musicale. Ripercorrendo la sua carriera in un’intervista di Aldo Cazzullo al Corriere della Sera, il giovane cantautore romano racconta i tanti no (ben sette, nei vari talent show italiani) ricevuti prima dell’exploit sulla scena nazionale della musica italiana. Un successo legato anche al fatto di aver trovato una propria dimensione e persone di cui fidarsi e poter esprimere il meglio di sé: «Tendi a fidarti, trovi persone che consideri quasi come padri, e solo dopo ti accorgi di aver sbagliato. Per fortuna ho trovato un manager di grande valore e onestà come Max Brigante, e un organizzatore come Clemente Zard, il figlio di David». Nel corso dell’intervista Niccolò Morriconi parla della sua visione sulla politica del Paese. Sulla premier Giorgia Meloni taglia corto: «Non voglio dare giudizi sui leader politici». Quanto al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che dopo il caos in sala stampa a Sanremo 2019 prese le sue difese, Ultimo precisa: «Qualcuno disse che ero schierato con lui. Nulla di tutto questo». E su Goffredo Bettini, figura da sempre centrale nel Pd? «Bettini non deve avere rimpianti. Se un partito, qualunque sia, mi avesse cercato, non mi sarei fatto trovare». L’artista precisa di non essere né di destra né di sinistra. Un aspetto che comunque non lo distoglie dal focalizzarsi più sui temi che sui leader e le fazioni politiche: «So bene che i confini li ha inventati l’uomo, che noi e i migranti siamo una cosa sola. So bene che dobbiamo batterci contro il cambio climatico, prima che produca altre catastrofi. Ma non mi sembrano cose di destra o di sinistra».
Il gelo tra Ultimo e Mahmood
Ma Ultimo, al secolo Niccolò Morriconi, viene ricordato dal grande pubblico per quanto accaduto durante l’edizione 2019 del Festival di Sanremo, quando arrivò secondo, dietro Mahmood. Dopo la vittoria dell’artista milanese, in sala stampa infuriarono le polemiche, e si creò un clima burrascoso tra l’artista e i giornalisti, che con il loro voto penalizzarono il brano I tuoi particolari, canzone che però fece incetta di voti al televoto. Dopo quell’episodio i rapporti con Mahmood non sembrano cambiati: «Non abbiamo avuto modo di conoscerci, perché ognuno si fa i cavoli suoi, ma non ho nulla contro di lui. Quel momento ci ha visti contrapposti, ma era una diatriba creata da altri».
Il burrascoso rapporto con la sala stampa di Sanremo
Durante la conferenza stampa post finale nel 2019, Ultimo utilizzò la parola «ragazzo» per riferirsi a Mahmood. Una parola che aumentò la tensione in sala, con i giornalisti che derisero e attaccarono il giovane, che sbottò: «Voi avete questa settimana per sentirvi importanti e voi dovete sempre rompere il cazzo». Una questione che si è ripresentata durante la kermesse del 2023, quando la sala stampa ha esultato perché Ultimo è rimasto fuori dal podio, arrivando quarto. E l’artista non nega di esserci rimasto male, ma precisa: «Ci sono rimasto male. Soprattutto per loro. Non sono una vittima, me te magno. Fai quel che cavolo vuoi, me ne sbatto, vorrei solo sapere: perché? Perché sei contento se Ultimo arriva quarto? Cosa c’è nella tua testa? Perché esulti, perché mi schernisci con quei gesti?».
Il rapporto con la psicoterapia
Ultimo, che a breve sarà protagonista di un docu-film intitolato «Vivo coi sogni appesi» nel corso dell’intervista parla apertamente dell’importanza della salute mentale e non nasconde di aver avuto a che fare con diversi specialisti: «Ho frequentato a lungo uno psichiatra e una psicoterapeuta, Raffaella, le sono molto affezionato. Non c’è nulla di male ad avere un problema; il vero problema è negare di averne. Parli a un medico, ma in realtà stai parlando a te stesso. È importante parlarsi, conoscersi, capire cosa c’è dietro a quello che siamo».
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