In sedia a rotelle da 5 anni, 32enne torna a camminare grazie a un neurotrasmettitore midollare – Il video
Era finita in sedia a rotelle dopo un incidente sportivo a soli 28 anni. Adesso, cinque anni dopo, è tornata a camminare grazie a un neurostimolatore midollare. L’intervento, il primo in Italia di questo genere, è stato seguito dalla squadra di neurochirurghi dell’Ircss San Raffaele di Milano (parte del gruppo San Donato), guidata dal professor Pietro Mortini. Oggi la giovane riesce a stare in posizione eretta e a muoversi con il deambulatore. Sta affrontando un grosso processo di riabilitazione definito insieme al dottor Sandro Iannaccone, primario dell’Unità di Riabilitazione Disturbi Neurologici Cognitivi-Motori. «Stiamo conducendo un protocollo di ricerca clinica avanzata – ha spiegato Mortini, che è primario di neurochirurgia e Ordinario presso l’Università Vita – Salute San Raffaele – , coordinato dal mio collaboratore, dottor Luigi Albano, al termine del quale questo intervento potrebbe entrare nella pratica clinica corrente, offrendo una soluzione terapeutica ai pazienti con lesioni midollari». «Il prossimo passo – ha aggiunto – sarà trattare anche lesioni del midollo spinale determinate da malattie neurodegenerative, come la sclerosi multipla, nei pazienti che verranno reclutati dall’Unità di Neurologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, diretta dal professor Massimo Filippi». L’impianto che ha permesso alla 32enne di camminare è stato realizzato con la collaborazione di un gruppo di ingegneri dell’Istituto di biorobotica de La Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, diretto dal professor Silvestro Micera.
Come funziona il neurotrasmettitore midollare
Il neurotrasmettitore midollare – spiega Il Corriere – si divide in due parti: un supporto biocompatibile per 32 elettrodi che viene inserito nello spazio epidurale della colonna vertebrale, e un generatore di impulsi, (una specie di pacemaker) messo a livello dell’anca. Così gli impulsi erogati al midollo spinale arrivano a nervi e muscoli, permettendo il movimento. Il dispositivo è stato impiantato con un intervento neurochirurgico mininvasivo, di tre ore, con monitoraggio neurofisiologico continuo.
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