Sconfitta Pd alle comunali, parte la resa dei conti contro Schlein: «Basta cercare alibi»
Una «sconfitta netta». Un risultato negativo che nemmeno i suoi predecessori, Enrico Letta e Nicola Zingaretti, avevano mai registrato. Elly Schlein lo ha ammesso. Ha convocato la segreteria del Partito democratico con urgenza e ha dato tre spiegazioni. Uno, «il vento a favore delle destre è ancora forte», e le recenti elezioni in Spagna e in Grecia le danno ragione. Due, «la responsabilità di costruire un campo alternativo non riguarda solo il Pd». I centristi, però, respingono qualsiasi «accozzaglia con il Movimento 5 stelle». Carlo Calenda: «La cosa importante è che il campo non sia alternativo alla destra. Deve essere un campo che abbia una proposta». Anche da Giuseppe Conte non è arrivata una sponda: «Giorgia Meloni non si batte con i campi larghi ma con una idea diversa di Paese». Terza giustificazione di Schlein: «Non si cambia in due mesi e il cambiamento non passa mai da singole persone». Isolata all’esterno, a Schlein è stato imputato di aver emarginato le correnti del Pd. Diversi esponenti, riformisti in prima fila, l’accusano di voler gestire il Nazareno in solitaria, contando soltanto sul suo entourage più stretto. Qualcuno l’ha già ribattezzato «il tortellino magico». All’indomani delle amministrative, non è passato inosservato il rinvio della trasferta a Bruxelles, una due giorni – 30 e 31 maggio – in cui avrebbe dovuto confrontarsi con gli europarlamentari Pd. Li vedrà comunque, ha assicurato lo staff di Schlein, ma in videochiamata.
Se persino il cauto Andrea Orlando ha esortato a «tornare a costruire una classe dirigente sul territorio», lasciando passare il dubbio che, su questo, l’impegno della nuova segreteria non sia ancora pervenuto, appare evidente che Schlein debba cambiare marcia. E iniziare a preoccuparsi di quelle sensibilità – leggasi correnti – che nel suo manifesto delle primarie aveva promesso di scardinare. Il capogruppo al Senato Francesco Boccia l’ha difesa: «Elly è esattamente dove deve essere. Nelle piazze, nelle fabbriche, nei luoghi del bisogno». Il bonacciniano Davide Baruffi, promosso nella nuova segreteria a responsabile Enti locali, ha invitato a «non mettere sotto processo Schlein – poiché – queste amministrative erano state impostate prima che diventasse segretaria». Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci se lo aspettava che il congresso «non avrebbe risolto tutti i problemi». Ma i riformisti, invece, un processo a Schlein lo avevano già iniziato a fare prima del voto. Due le accuse. La prima è quella di averli mortificati nelle scelte per la segreteria e continuare a ignorarli nelle decisioni che riguardano il partito. La seconda è quella di aver spostato i Dem «troppo a sinistra». A supporto della loro tesi hanno fatto notare che a Brescia e Vicenza, alleati con il Terzo polo, si è vinto.
L’immagine che nel partito la tensione sia alta la restituisce il tweet di Monica Nardi. La portavoce di Letta ha scritto: «Lo scaricabarile, vi prego, no. Enrico Letta le amministrative le ha stravinte e per due anni di seguito: 5 a 0 nel 2021 e vittoria “a valanga” (cit. Rep) a giugno 2022. Poco dopo ha perso (male) le politiche. Ma non ha cercato alibi e non ha mai sparato contro nessuno del Pd». L’entusiasmo intorno alla nuova segretaria, ha avuto effetto solo sui sondaggi nazionali. La tornata appena conclusa, invece, indica la fine dell’era in cui i ballottaggi erano la panacea del centrosinistra e la scarsa affluenza premiava principalmente il Pd. Sulla riva del Nazareno, qualcuno attende che anche questa segreteria passi. I cocci da mettere insieme in vista delle Europee sono tanti e il contesto internazionale non aiuta: il centrodestra sta riscuotendo uno straordinario consenso nella maggior parte dei Paesi membri. In Grecia i conservatori di Kiriakos Mitsotakis hanno quasi doppiato la sinistra di Alexis Tsipras. In Spagna il premier Pedro Sanchez ha indetto le elezioni anticipate, dopo che il suo partito è stato umiliato nelle amministrative dai popolari di Alberto Núñez Feijóo e della pasionaria Isabel Diaz Ayuso. Se Schlein non riuscirà a invertire la rotta del Nazareno entro le Europee di giugno 2024, rischierà di dover abbandonare la segreteria in meno di due anni: il Pd è un partito a cui piace sconfessare i propri leader.
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