Bankitalia, Visco sui giovani: «Il 20% resta precario anche dopo cinque anni di lavoro». E lancia un appello sul Mes
Per 12 anni, è stato il numero uno di Bankitalia. Il mandato di Ignazio Visco scadrà a novembre e, la mattina del 31 maggio, ha esposto le classiche considerazioni finali. Le sue ultime: oltre a tracciare il bilancio dell’anno, il governatore della Banca d’Italia si è concentrato sulle sfide future del Paese, dedicando ampio spazio ai giovani. «In molti casi, il lavoro a termine si associa a condizioni di precarietà molto prolungate. La quota di giovani che dopo cinque anni si trova in condizioni di impiego a tempo determinato resta prossima al 20%», ha detto. Visco ha segnalato una crescita al 30% della quota di lavoratori che percepiscono retribuzioni annue minime, sotto il 60% della media di 11.600 euro l’anno. E ha aggiunto: «Troppi, non solo tra i giovani, non hanno un’occupazione regolare o, pur avendola, non si vedono riconosciute condizioni contrattuali adeguate». Ad ascoltarlo, in prima fila, c’è anche Mario Draghi. Seduti poco distanti dall’ex presidente del Consiglio, anche Mario Monti, Gianni Letta, Lamberto Dini, Daniele Franco e Antonio Patuelli.
Il governatore è intervenuto anche sul tema del Pnrr, la cui attuazione sta mettendo in difficoltà l’esecutivo: «Dei miglioramenti sono possibili, ma non c’è tempo da perdere». Per Visco, il Piano nazionale di ripresa e resilienza «rappresenta un raro, e nel complesso valido, tentativo di definire una visione strategica per il Paese. È cruciale dare attuazione all’ambizioso programma di riforme, da troppo tempo attese, in esso contenuto». L’invito è a vedere il confronto con la Commissione europea come «utile e costruttivo», oltre che necessario. Altro tema scottante per la maggioranza affrontato dal numero uno di Bankitalia è la ratifica del Mes: «Non appena sarà pienamente operativa la sua riforma, il Mes potrà svolgere un ruolo importante fornendo una rete di sicurezza finanziaria al fondo di risoluzione unico». Secondo Visco, è imprescindibile «portare a compimento l’unione bancaria, attraverso una revisione dell’attuale disciplina di gestione delle crisi nonché l’istituzione di uno schema unico di garanzia dei depositi. I recenti fenomeni di instabilità osservati al di fuori dell’Unione europea mostrano chiaramente l’importanza di raggiungere questi obiettivi».
Visco ha parlato anche di migranti: per l’Italia è indispensabile contare su di loro. Anche nell’ipotesi di un progressivo aumento dei tassi di attività dei giovani e delle donne, ha spiegato, «nei prossimi 20 anni la crescita economica non potrà contare su un aumento endogeno delle forze di lavoro. Gli effetti del calo della popolazione nelle età centrali potranno essere mitigati nel medio periodo, oltre che da un allungamento dell’età lavorativa, solo da un aumento del saldo migratorio». Tra le priorità, il governatore ha annoverato la riduzione del debito, ma anche il salario minimo: «Come negli altri principali Paesi, l’introduzione di un salario minimo, definito con il necessario equilibrio, può rispondere a non trascurabili esigenze di giustizia sociale». Ne ha parlato in riferimento ai giovani. Ed è sempre a loro che dedica la chiusura del suo discorso: «Spetta proprio ai più giovani, meno condizionati dal passato, immaginare il mondo futuro, individuarne le opportunità. Andranno ascoltati», è stato l’appello conclusivo del governatore, che ha ricordato all’uditorio il suo prossimo addio a «un’istituzione speciale che ho servito con ruoli diversi per un cinquantennio».
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