Riportare in vita le vittime di crimini efferati grazie all’Intelligenza Artificiale: l’ultimo inquietante trend su TikTok – Il video
«Sono misteriosamente scomparsa 16 anni fa, e nessuno ad oggi sa dove io mi trovi. Il mio nome è Madeleine Beth Mccann, e questa è la mia storia…». A parlare, guardando fisso la telecamera, è il volto di una bambina. Ma non è quello della nota ragazzina scomparsa, bensì il suo alias digitale creato con l’Intelligenza Artificiale. È il nuovo, inquietante, trend che sta spopolando su TikTok: riportare alla vita, sebbene virtuale, le piccole vittime di efferati delitti. O, in alcuni casi, i carnefici.
@mystorymatters99 Madeleine McCann: A Child Lost, A Family’s Pain Using the power of AI technology, this video has been produced as a respectful representation of the individual’s story, rather than a photograph. The goal is to provide an immersive and engaging retelling of their experiences and share it with a diverse audience. #madeleinemccann #missingperson #history #biography #autobiography #portrait #surveycorps #culturetiktok #legend #learnabouttiktok #storytime #foryou #uk #uk_tiktok #tiktoklongs #fyp #foryou #truestory #touching #emotional ♬ Adventurer – Lux-Inspira
«Sono il più giovane assassino della storia. Mi chiamo Carl, e sono cresciuto in un piccolo Paese del Kentucky. Nel 1929, avevo 8 anni ed ero amico di una bambina di nome Cecile Van Hoose. Un giorno abbiamo litigato, così ho rubato la pistola di mio padre e le ho sparato». Così vediamo parlare un ragazzino emaciato seduto su una sedia di legno, sul sottofondo di una musica inquietante. Il video ha raccolto 8.2 milioni di visualizzazioni.
@serialkillerstorie At 12-years-old, I was the youngest U.S. citizen to ever be sentenced to life in prison. I am Lionel Tate and in 1999, I made headlines when I was charged with m*rdering 6-year-old Tiffany Emick. Despite my young age, I still had to face the consequences of my actions.#serialkller #truecrimetiktok #creepypasta #truestory ♬ Creepy and simple horror background music(1070744) – howlingindicator
Nonostante, tecnicamente, i contenuti deepfake che ritraggono bambini vittime di omicidio violino la policy della piattaforma, esistono profili in grado di aggirarle, che sono interamente incentrati su questo genere di video. Come l’account @mycriminalstory, che in una decina di giorni ha raccolto 66mila followers. O il profilo @mariaadqp86: il primo video risale al 17 maggio, ma ha già abbondantemente superato i 100mila seguaci.
@mariaadqp86 The horrible story of Jonbenét Ramsey – Little Miss United States #sadstory #touchingstory #biography #storytime #history #animatedhistory #autobiography #culturetiktok #storyamerica ♬ nhạc nền – MY STORY
Un boom che Paul Bleakley, professore associato di giustizia penale all’Università di New Haven, ha così spiegato a Rolling Stones: «Sono contenuti strani e inquietanti. Nonostante guardarli metta a disagio, sembrano progettati per innescare forti reazioni emotive. Che è il modo più sicuro per ottenere visualizzazioni e ‘Mi piace’».
@mariaadqp86 The horrible story of Kelsey Briggs #victim #animatedhistory #autobiography #biography #storytime #history #portrait #culturetiktok #americanmurder #storyamerican ♬ The Champion – Lux-Inspira
D’altro canto, ha puntualizzato, il fenomeno porta alla luce alcuni problemi di natura etica: «Immagina di essere il genitore o il parente di uno dei bambini protagonisti di questi video. Vai online e con questa strana voce acuta, ecco un’immagine AI [basata su] il tuo bambino deceduto, che entra nei dettagli molto cruenti su quello che gli è successo». «La domanda che si trascina dietro ogni novità tecnologica è questa – conclude -: dove si fermerà?».
@mariaadqp86 The horrible story of Brianna Lopez #victim #animatedhistory #autobiography #biography #storytime #history #portrait #culturetiktok #americanmurder #storyamerican ♬ The Champion – Lux-Inspira
Diversi creator hanno tuttavia rigettato questo tipo di accuse, sostenendo di non aver mancato di rispetto alle famiglie e di voler divulgare questo genere di contenuti per uno scopo «educativo», per aumentare la «consapevolezza». Ma non sembrano convincere tutti. «Ieri mi è capitato nei Per te di TikTok un video del genere e ho immediatamente saltato al video successivo e immediatamente rimosso. Purtroppo era tutto vero», racconta per esempio sul suo profilo Instagram la Social media analyst Laura Fontana. Fa eco la Social Media Manager e Content Editor Serena Mazzini: «Ovviamente [i protagonisti di questi video] sono tutti bambini. Perché non solo li usiamo per monetizzare quando sono vivi, lo facciamo anche quando sono morti».
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