Il ministro Schillaci: «Infermieri indiani per i nostri ospedali»
Il ministro Orazio Schillaci vuole infermieri indiani per i nostri ospedali. E sta pensando di stringere accordi con paesi extraeuropei per farli venire a lavorare in Italia. Tra questi paesi c’è l’India. Che ha già chiuso protocolli d’intesa con il Giappone e gli Usa. Il responsabile della Salute del governo Meloni annuncia la svolta in un’intervista a Repubblica: «Gli infermieri mancano in tutta Europa. Per questo stiamo pensando ad accordi con Paesi extraeuropei, che potrebbero metterci a disposizione professionisti già ben formati, dal punto di vista sanitario e della conoscenza della nostra lingua. Penso ad esempio all’India. Ha già chiuso protocolli con il Giappone e gli Usa. Hanno una scuola infermieristica di alta qualità e ovviamente tantissimi abitanti».
Le carenze e le soluzioni
Schillaci sa bene che le carenze occupazionali riguardano anche i medici. E nel colloquio con Michele Bocci spiega: «La loro carenza è diversa. È mirata, nel senso che riguarda alcune specializzazioni che non sono attrattive, come il pronto soccorso. Abbiamo inserito in un Decreto, 1134, misure per rendere quel lavoro più remunerativo e meno pesante». Mentre all’università si pensa di aumentare i posti disponibili a Medicina. Ma con il Recovery Plan ci sono problemi: «Vorrei dare più soldi al personale ma la filosofia del Piano è quella di investire sulle strutture, le modifiche sono molto difficili. Vedremo, comunque, se riusciremo a ricavare anche una piccola quota per i professionisti della sanità».
Il Pnrr
Questo perché finora la Sanità ha speso soltanto l’1% dei fondi disponibili: «Perché i soldi destinati al nostro settore devono essere spesi dal 2024 in poi. Noi quest’anno abbiamo già raggiunto tutti gli obiettivi. Del resto, come ha visto anche la Corte dei Conti, non sono ancora partiti i bandi. Intanto svolgiamo il nostro ruolo di controllo sulle Regioni, per sincerarci che rispettino i tempi. A breve le convocheremo tutte». Ma la sanità, è la promessa, cambierà grazie al Pnrr: ««Il Covid ha messo in evidenza le luci e le ombre del nostro sistema. Le prime sono stati i professionisti, le seconde la medicina del territorio. È questa che manca, una rete al servizio del cittadino. Dobbiamo quindi fare una riforma puntando su medici di famiglia, farmacie di servizio, medicina territoriale e innovazione tecnologica».
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