Il regista Pier Francesco Pingitore e le polemiche su Fazio e Annunziata: «Solo Santoro ci difese quando cacciarono il Bagaglino dalla Rai»
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«Noi siamo stati cacciati dalla Rai dei Professori (primi anni 90, ndr), ma nessuno si stracciò le vesti…» Pier Francesco Pingitore, giornalista, regista, sceneggiatore è il padre del Bagaglino, compagnia del Salone Margherita di Roma. Si sfoga oggi in un’intervista su Libero, ripercorrendo sia gli anni d’oro e i momenti bui. Come quando Il Bagaglino non fu più il benvenuto nella tv pubblica. «Sì con la Rai dei Professori. L’unico che ci diede la solidarietà fu Michele Santoro – racconta Pingitore – dalle cui idee eravamo lontanissimi, ci invitò in trasmissione. Fu Angelo Guglielmi, anche lui lontanissimo dalle nostre idee, a spiegare ai nuovi dirigenti che avrebbero perso una bella fetta di inserzionisti. Così ci richiamarono e facemmo una stagione trionfale con Bucce di banana. Ma poi ci volle Berlusconi e, ammaestrati dall’esperienza, passammo a Mediaset».
Pingitore e i ricordi del Bagaglino: «L’ultimo spettacolo con Valeria Marini»
Sul Bagaglino Pingitore ricorda: «Il più grosso dispiacere per tutti è stata la morte di Oreste Lionello, un fratello per me. Come diceva Giorgio Albertazzi, Oreste è stato uno dei migliori attori italiani per capacità interpretativa e autoriale, un genio del doppiaggio. Poteva fare ogni personaggio. Lui non somigliava a nessuno, ma era come se somigliasse a tutti. Questo senza nulla togliere al talento e alla grande professionalità di artisti come Leo Gullotta, Pippo Franco e quella maschera latina, tipo maccus della commedia plautina che era Martufello. E poi avemmo anche Bombolo. Quando lo vidi entrare per la prima volta capii che ci trovavamo di fronte alla scoperta di un comico vero. Bastava che si mettesse seduto e già faceva ridere». Oggi il Salone Margherita, dopo la pandemia, è rimasto chiuso. «È stato chiuso – spiega Pingitore – dalla Banca d’Italia che ne è proprietaria e vani sono stati tutti i nostri tentativi di tornare a fare spettacolo lì. È ulteriormente grave che la Banca d’Italia che è un ente pubblico privi Roma di uno dei suoi più bei teatri. Esemplare unico in stile liberty». Ricorda che il Bagaglino si trasferì lì nel 1972: «In cerca di un posto che potesse evitarci i reumatismi. Quando arrivammo lì quel teatro era completamente decaduto. Noi lo portammo a un fulgore che forse non aveva mai conosciuto prima con spettacoli di cabaret e poi per la televisione che raggiunsero picchi di 14 milioni di ascoltatori quando venne ospite Andreotti. L’ultimo spettacolo è stato La presidente nel quale immaginavamo che Valeria Marini potesse diventare presidente della Repubblica. Una sorta di vaticinio per quello che che è accaduto poco dopo con l’arrivo della Meloni a Palazzo Chigi».
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