Impagnatiello nega ancora la premeditazione: «Il veleno per topi? M’interessava perché l’avevo visto al lavoro»
Alessandro Impagnatiello sta rispondendo alle domande degli inquirenti, che vogliono vederci chiaro su molti aspetti ancora oscuri del delitto di Senago. Tra gli elementi ancora non chiariti, in particolare, c’è quello della premeditazione: Impagnatiello ha davvero ucciso Giulia Tramontano in un accesso d’ira nella lite seguita all’incontro della verità con l’altra donna del barman, sabato 27 maggio, come sostiene il reo confesso? O invece l’assassinio della sua compagna incinta era stato pianificato, una volta resosi evidente il crollo del castello di bugie costruito dall’uomo? Tra gli elementi che nelle ultime ore hanno fatto dubitare gli inquirenti della versione fornita dall’imputato, c’è il fatto che Impagnatiello avrebbe effettuato su Internet già nei giorni precedenti ricerche inquietanti. Fra queste, una per ottenere informazioni su «come uccidere un essere umano con veleno per topi». E ieri, durante i rilievi effettuati nell’abitazione di Senago dove si è consumato il femminicidio, sono state trovate proprio due bustine di un topicida nello zaino di Impagnatiello. La prova regina della premeditazione? Non secondo lo stesso reo confesso, che rispondendo sul punto agli investigatori – come emerge dai verbali degli ultimi interrogatori – ha detto che quella ricerca online sul veleno l’avrebbe effettuata «perché ne aveva visti alcuni sul posto di lavoro». Secondo quanto riporta l’Ansa, a prescindere dall’attendibilità delle dichiarazioni di Impagnatiello, l’elemento del topicida non sarebbe comunque considerato decisivo dagli inquirenti per confermare l’orientamento su una presunta premeditazione del delitto.
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