Rachele Silvestri, i veleni dentro FdI e quel test di paternità: «Dovevo tutelare la mia famiglia, anche Giorgia ha apprezzato»
A due mesi dall’esplosione del caso famigliare-politico che la vide al centro, la deputata FdI Rachele Silvestri torna a parlare di quel test di paternità fatto per dimostrare a tutti che il bambino che portava in grembo era figlio del suo compagno, e non di un alto dirigente del partito di governo (Francesco Lollobrigida, secondo rumours comunque mai confermati). Lo fa parlando con il giornalista del Foglio Simone Canettieri tra i corridoi di Montecitorio. «Il peggio è passato, ma rifarei tutto», assicura. A cominciare da quella lettera inviata al Corriere della Sera che aprì il caso, rendendolo di dominio pubblico: «Ormai ero perseguitata da voi giornalisti – spiega -. Non solo quelli della carta stampata, ma anche le televisioni: mi cercavano per invitarmi in trasmissione a parlare di una cosa falsa, vergognosa e incredibile. E dunque insieme al partito, già un mese prima della pubblicazione della lettera, decidemmo una strategia che poi si è concretizzata». L’obiettivo era dunque quello di mettere un freno a quella che era diventata «una situazione intollerabile».
«L’ho fatto per mio figlio e il mio compagno»
«L’ho fatto per mio figlio, che era appena nato – spiega Silvestri -. Ma anche per il mio compagno Fabio che è un imprenditore e ovunque andasse era inseguito da frasi del tipo: guarda che il padre del tuo bambino non sei tu». Quando le viene ricordato che all’epoca diede la colpa a una voce messa in giro dentro Fratelli d’Italia, e nello specifico dal senatore Guido Castelli, commenta: «Diciamo che non posso metterci la mano sul fuoco, ma forse altro sì».
Nel frattempo, la premier Meloni non ha proferito parola sull’accaduto. Ma, secondo Silvestri, ha apprezzato la lettera. E in ogni caso, era stata avvisata: «Già un mese prima della lettera dentro Fratelli d’Italia – racconta Silvestri – è iniziata una riflessione per trovare il modo di fare un’uscita pubblica su questo caso vergognoso. Vede, di me si può dire tutto, non mi importa, ho le spalle larghe e mi scivola tutto addosso. Ma mio figlio e il mio compagno hanno diritto a essere tutelati». Lo scandalo, in ogni caso, non sembra scoraggiarla: non teme che possa pregiudicare una sua eventuale ricandidatura in futuro. «E perché? – conclude – Mancano ancora quattro anni: la legislatura è appena iniziata, no?».