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Berlusconi grazie a Galliani sbaraglia i pastori che da 40 anni avevano occupato i suoi terreni in Sardegna

08 Giugno 2023 - 06:18 Franco Bechis
silvio berlusconi adriano galliani pastori sardi
silvio berlusconi adriano galliani pastori sardi
Le greggi pascolavano dove doveva sorgere un villaggio turistico. L'intervento del manager

Ci sono voluti quasi 40 anni, ma alla fine Silvio Berlusconi ha messo ko tutti i pastori sardi che gli avevano occupato i terreni di proprietà in Sardegna fra Murta Maria e Capo Ceraso. Dove dal 1984 aveva in mente di realizzare un grande villaggio turistico nominato “Costa Turchese”. Ed è proprio dal bilancio 2022 della società omonima- la Costa Turchese spa – che arriva la buona novella per il Cavaliere. Anche l’ultima causa intentata dal signor Calvisi è stata respinta definitivamente intimando al pastore e alle sue greggi di lasciare i terreni della società con sentenza ora passata in giudicato.

L’occupazione delle terre e l’incubo Murgia

Era da decenni che Berlusconi con la sua società, che più volte ha cambiato nome negli anni, combatteva una guerra durissima contro i pastori sardi. L’imprenditore aveva presentato all’inizio un suo progetto di urbanizzazione di quelle terre, pensando di costruire il più grande villaggio vacanze della Sardegna. Ma amministratori locali e le varie leggi regionali hanno reso impossibile la costruzione e nell’attesa molti pastori hanno occupato quei terreni con le loro greggi. Successivamente hanno richiesto al tribunale di Tempio Pausania l’assegnazione della proprietà degli stessi per usucapione.

Uno di loro era diventato l’incubo di Berlusconi: Paolo Murgia. Come scrissero i manager della società del Cavaliere «nel novembre 1984, con verbale di conciliazione giudiziaria la società concesse al Murgia a titolo gratuito e sino a revoca, il diritto di pascolo su una parte dei terreni in località Murta Maria. Confidando, con ciò, di porre fine alle pretese e alle azioni prevaricatrici del soggetto». Invece Murgia rivendicò l’usucapione presentando una serie infinita di cause, che il pastore all’inizio vinse sentendosi poi così forte da rifiutare il tentativo di transazione economica avanzato dagli uomini del Cavaliere.

L’usucapione e la discesa in campo di Galliani

Di fronte a quella situazione Berlusconi decise un paio di anni fa di inviare nella sua Costa Turchese spa uno dei manager più fidati e combattivi che aveva: Adriano Galliani. E non ho avuto torto. Perché con lui alla guida i pastori hanno dovuto capitolare. E la società ha protetto i terreni con robuste recinzioni e riscritto il progetto da presentare al comune di Olbia. Una prima versione cercava di recuperare almeno una parte della grandeur originaria (una lottizzazione di 2 milioni di metri cubi). Cercando di sfruttare il Piano casa della Regione Sardegna. Che però è stato impugnato dal governo di Mario Draghi sollevando con successo conflitto con la Corte Costituzionale che ha cassato le norme regionali.

Il progetto minimal

Al comune di Olbia la Costa Turchese di Galliani ha quindi ripresentato un progetto minimal che è stato inserito fra molte difficoltà nel piano di urbanizzazione. 140 mila metri cubi di costruzione rinunciando al villaggio e proponendo due alberghi per 933 posti letto, uno a Murta Maria e l’altro poco prima di Capo Ceraso. Il via libera definitivo non è ancora arrivato, perché la Regione ha chiesto di rivederne alcuni punti. Ma almeno i terreni non vengono più occupati dai pastori. E dopo 40 anni la speranza di Berlusconi di portare a casa il suo sogno di una “Milano2” sarda è ancora viva. Anche se la Costa Turchese fin qui ha investito solo in parcelle di avvocati e in consulenze tecniche per riscrivere più volte il piano di costruzione. E anche nel 2022 ha chiuso il bilancio in perdita per 613 mila euro.

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