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L’Anac demolisce il Ponte sullo Stretto di Messina: «Così è un favore ai privati»

09 Giugno 2023 - 06:17 Redazione
ponte stretto messina campata unica progetto
ponte stretto messina campata unica progetto
Il presidente Busia: tutti i rischi caricati sul pubblico

Guseppe Busia, presidente dell’Anac, all’attacco del governo sul Codice degli appalti e il Ponte sullo Stretto di Messina. L’autorità anticorruzione era già entrata in rotta di collisione con l’esecutivo. Il punto di doglianza erano le soglie degli appalti: «Sotto 150 mila euro va benissimo mio cugino». La Lega aveva reagito chiedendone le dimissioni. Busia aveva risposto ribadendo le critiche e sostenendo di voler restare al suo posto. Mentre sul progetto di unire Calabria e Sicilia gli esperti del ministero delle Infrastrutture avevano espresso dubbi sul progetto a campata unica. Ora tocca a Busia. Il quale nell’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano segnala che il decreto è troppo impegnativo per il pubblico rispetto al privato.

Il decreto

Busia ribadisce che sul ponte ha detto «una cosa, se vogliamo, anche banale per chi conosce la materia. Il decreto evita la gara e vincola la parte pubblica a un contratto vecchio di 10 anni che non si può modificare. Tutti i rischi vengono scaricati sulla parte pubblica, mentre dovrebbe accadere il contrario se di mezzo c’è un general contractor». Il presidente dell’Anac spiega anche che «il problema peraltro è a monte: resuscitando il contratto per legge si mette in mano al privato una potentissima arma legale per far valere le sue ragioni nel contenzioso avviato contro lo Stato. Così aumenta il rischio di dover pagare ingenti somme se l’opera non si farà». Un punto importante, visto che i costi sono già arrivati a 4,5 milioni di euro. E per il momento nel Def non sono previsti soldi per la Grande Opera.

Il codice degli appalti

Busia nel colloquio con Carlo Di Foggia prende di mira di nuovo il codice degli appalti: «Consente affidamenti diretti fino a 140mila euro ed elimina l’obbligo dei bandi fino a 5 milioni in cambio della chiamata di poche imprese. Parliamo della stragrande maggioranza degli appalti pubblici. Così si riduce la trasparenza e aumentano le situazioni di illegalità. Il rischio è di rivolgersi alle imprese che si conoscono e non alle migliori. Il tempo risparmiato prima lo si perde dopo, i costi aumentano e la qualità dei lavori peggiora. Si può andare veloce senza compromettere trasparenza e legalità».

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