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L’allarme francese, le forze speciali, il protocollo: tutta la storia della nave cargo turca sequestrata dai migranti

10 Giugno 2023 - 05:24 Redazione
nave cargo turca sequestrata migranti
nave cargo turca sequestrata migranti
Due coltelli e un taglierino a bordo della Galata Seaways. I clandestini sbarcati e condotti in questura a Napoli

I 15 immigrati clandestini trovati a bordo della nave cargo turca Galata Seaways sequestrata dai migranti sono stati sbarcati e condotti in questura a Napoli. Ad agire gli agenti della Squadra Mobile e i finanzieri del Gico della Guardia di Finanza. Ora bisognerà fare luce sull’accaduto. A coordinare le indagini il sostituto procuratore di Napoli Enrica Parascandolo. Al momento non risulta che sia stato adottato un provvedimento nei confronti dei fermati. A bordo gli investigatori hanno trovato due coltelli e un taglierino. Dovrebbero essere quelli utilizzati per minacciare l’equipaggio. La polizia è riuscita a scoprire dove gli immigrati si erano nascosti grazie alle immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza della nave.

La Galata Seaways

L’allarme scatta alle 15 di ieri. Il Comando generale della Capitaneria di Porto riceve un alert per pirateria. La Galata Seaways si trova a 90 miglia a sud di Napoli. L’equipaggio è costretto a nascondersi perché un gruppo di persone sta cercando di dirottare l’imbarcazione. Si parla di coltelli a bordo. Il comandante dà l’allarme e arriva la richiesta di aiuto all’Italia. Il ministro della Difesa Guido Crosetto dà la notizia in diretta mentre si trova a un evento in Puglia con Bruno Vespa. In mare arrivano i reparti di élite. E dalla Puglia parte un elicottero Nh90. Da La Spezia invece decolla un HH101 degli incursori del Comsub. Il boarding team del battaglione San Marco arriva in zona sequestro e si cala sulla nave. Intanto altre due imbarcazioni la circondano: la Gregoretti e la Montecimone.

I clandestini

I clandestini sono saliti sulla nave cargo turca nascondendosi dentro un tir nel porto di Topcular. La nave era diretta a Setè, vicino a Montpellier. Quando i marinai si sono accorti della presenza dei clandestini hanno avvertito il comandante. Che ha lanciato l’allarme, scatenando la reazione dei migranti che hanno cominciato a minacciare l’equipaggio con i coltelli. Secondo il racconto delle prime investigazioni i 15 erano diretti in Francia. L’operazione dura sei ore. La nave entra scortata nel porto di Napoli alle 19. Segue la situazione anche il Centro Sar francese. I militari bloccano gli assalitori con le armi in pugno che si erano asserragliati nella plancia di comando. Gli altri si nascondono tra i mezzi. A quel punto sulla nave salgono i poliziotti. Che trovano il resto dei clandestini nascosti. Tra loro anche due donne incinte.

Le operazioni

Il Messaggero oggi dettaglia l’intervento della Brigata San Marco. I militari hanno agito in base a un protocollo della fanteria del mare sulle operazioni antipirateria. Ieri hanno agito due elicotteri partiti da Brindisi. E un “boarding team” di fucilieri insieme a un gruppo di incursori d’élite della Marina. La fase uno comincia con il “fast rope”, dalla corda con cui si calano i fucilieri. I tiratori scelti coprono le spalle agli altri. La fase 2 invece comporta la neutralizzazione degli elementi ostili. Il quotidiano spiega che le regole di ingaggio, in questi casi, parlano chiaro. L’obiettivo principale è “la cattura” dei criminali. E in assenza di armi da fuoco – come nel caso della nave cargo turca, con i pirati muniti di sole armi bianche – il protocollo prevede l’immobilizzazione e la «neutralizzazione» degli attaccanti.

La bonifica

L’ultima fase è quella della bonifica. Che comporta il controllo di ogni anfratto della nave. In quel caso si procede stanza per stanza e luogo per luogo. In alcuni casi possono volerci dei giorni. Ogni militare entra nelle stanze con il fucile e gli occhiali a infrarossi. Dopo la bonifica l’operazione si chiude. E adesso la parola passa ai magistrati. Il mercantile trasportava autocarri ed era partito dal porto di Topcular in Turchia il 7 giugno. L’attività istruttoria punterà anche ad accertare l’area di mare esatta in cui si è consumato il tentativo di sequestro e dirottamento anche per determinare la competenza territoriale degli inquirenti.

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