Omicidio Meredith, la nuova vita a Viterbo di Rudy Guede: «Faccio il cameriere e sono fidanzato. In casa soffoco, mi ricorda il carcere»
Fu l’unico condannato nel processo per l’omicidio di Meredith Kercher. E dopo 13 anni di carcere Rudy Guede è tornato libero. Ora vive a Viterbo, dove la mattina lavora presso la biblioteca del centro studi criminologici mentre la sera fa il cameriere in un ristorante ed è fidanzato. Dopo i tanti anni passati in carcere, cerca di tenersi lontano il più possibile da casa: «In casa soffoco, mi ricorda il carcere, resto fuori anche se piove». E Guede continua a dichiararsi innocente: «Se le mie mani sono macchiate di sangue è perché ho tentato di salvare Meredith. La paura ha preso il sopravvento e sono scappato come un vigliacco lasciando Mez forse ancora viva. Di questo non finirò mai di pentirmi – ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera -. Non passa giorno che non le dedichi un pensiero. È un macigno nell’anima, sarà così finché vivrò». E a 16 anni dall’omicidio della studentessa inglese, Guede è tornato là dove la sua vita cambiò, la casa in via della Pergola a Perugia dove avvenne l’omicidio. E Guede dice di provare un «senso di tristezza» perché «è un luogo difficile, è un luogo dove è nata la fase traumatica della mia vita, è il luogo che mi ha cambiato la vita, neanche mi ricordavo più di quella casa, ho pensato che è il luogo dove sono nate tante disavventure, è il luogo in cui ho cercato di soccorrere una ragazza che poi è morta». Guede, nel corso di questi anni, dice di essere riuscito a metabolizzare la sofferenza, anche senza l’aiuto di psichiatri: «In tutti questi anni ho parlato col mio dolore e ho avuto tante persone che mi sono state vicine». Guede ha anche tentato di provare a contattare i familiari di Meredith Kercher, ma senza ottenere risposta: «Vorrei dirgli di perdonarmi se non sono riuscito a fare tutto il possibile per salvarla. Farle visita al cimitero in Inghilterra? Meglio di no».
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