Duplice omicidio Sant’Antimo, il marito di Brigida Pesacane provò a salvarla dal suocero: «Chiuditi dentro»
Brigida Pesacane è stata uccisa davanti ai suoi figli in due minuti dal suocero Raffaele Caiazzo. Prima di ucciderla, Caiazzo aveva ucciso in strada anche il genero, il 29enne Luigi Cammisa. Secondo quanto riportato da Repubblica, le telecamere di sorveglianza di una gioielleria hanno ripreso il killer entrare nell’abitazione della donna alle 6.51, per poi uscire alle 6.54. Caiazzo ha confessato di aver ucciso il genero, ma dice di non ricordare di aver sparato anche alla nuora. Per gli investigatori restano ancora da chiarire molti aspetti della vicenda, tra cui l’ultima telefonata del figlio Alfonso Caiazzo alla moglie Brigida Pesacane. L’uomo avrebbe appreso dalla madre dell’omicidio del cognato Luigi, e avrebbe cercato di contattare la moglie per dirle di «chiudersi dentro e non aprire a nessuno». Ma con ogni probabilità la telefonata è arrivata quanto il suocero Caiazzo si trovava già dentro l’appartamento della nuora. Caiazzo, ai magistrati, ha sostenuto di aver ucciso i il genero e la nuora, rispettivamente coniugati con i suoi due figli Anna e Alfonso, perché a suo avviso avevano una relazione. Una versione smentita dagli altri familiari delle due vittime, secondo cui Caiazzo avrebbe agito perché si era invaghito della nuora ed era ossessionato da lei.
La testimonianza della vicina di casa di Pesacane
Una vicina di casa della donna, riportato sul Corriere della Sera, subito dopo l’omicidio di Pesacane ha raccontato di aver «sentito bussare forte alla porta di casa nostra. Ho aperto e ho visto un uomo che mi diceva di andare su da Brigida, che non stava bene, oltre a qualcosa riguardo ai bambini, i bambini… Così dicendo mi ha lanciato delle chiavi dentro casa. Spaventata sono corsa subito su, sono entrata dentro casa di Brigida e ho subito visto che lei non si muoveva. Poi ho visto che c’era la bambina di fronte, l’ho presa in braccio e sono scesa giù. Ho visto che c’era pure un bimbo piccolo e a questo punto l’ha preso mio marito che stava dietro di me». Un’altro testimone è il collega e amico di Luigi Cammisa, che aspettava l’uomo in strada per andare a lavoro. Ai magistrati ha spiegato di aver sentito colpi di arma da fuoco intorno alle 6.45 e successivamente ha visto l’amico «a terra, privo di conoscenza», mentre Caiazzo l’avrebbe minacciato puntandogli la pistola contro: «Si dirigeva nei miei confronti minacciandomi perché sapeva bene che ero amico di Luigi».
Le indagini
Intanto continuano i lavori degli investigatori per ricostruire l’intera vicenda. Secondo le prime ricostruzioni i due omicidi sono avvenuti a distanza di circa 10 minuti l’uno dall’altro. Prima l’omicidio in strada di Luigi Cammissa, poi il femminicidio di Brigida Pesacane nella sua abitazione. Oltre ai filmati delle telecamere della gioielleria e alle testimonianze dei familiari, è stato trovato il cellulare di Caiazzo, ma non è ancora stata trovata l’arma del delitto, una pistola detenuta illegalmente. Secondo quanto emerso dalle indagini, inoltre, Caiazzo dopo il duplice omicidio si sarebbe diretto verso un mercatino rionale per acquistare abiti nuovi con cui cambiarsi: «un lucido calcolo utilitaristico per sottrarsi alle ricerche», come spiegato dal giudice Simone Farina.