Putin deride la controffensiva di Kiev ma ammette i problemi: «Ci mancano armi e abbiamo generali da salotto, li sostituiremo»
Il presidente russo Vladimir Putin torna a farsi sentire per «aggiornare», secondo il suo personalissimi osservatorio, i cittadini russi sull’evoluzione della guerra con l’Ucraina. Che la controffensiva di Kiev sia cominciata, anche Putin lo ammette, come già confermato alcuni giorni fa. Ma il presidente russo sostiene che l’iniziativa militare del nemico sinora «non ha avuto successo in alcuni dei settori». Non solo, sarebbe un vero boomerang per Kiev, se non altro sul piano del sacrificio di uomini. Le perdite tra le forze ucraine infatti «si avvicinano ad essere catastrofiche», ha detto Putin citato dall’agenzia di stampa Tass: secondo il suo conteggio, l’esercito di Kiev avrebbe perso oltre 160 carri armati, a fronte dei 54 persi dal Cremlino, mentre le perdite di uomini tra gli ucraini sarebbero dieci volte quelle tra i russi. Putin ha anche minacciato il governo di Zelensky con riferimento agli attacchi attribuiti a collaboratori di Kiev sul territorio russo: se dovessero continuare Mosca dovrà prendere in considerazione la creazione di una «zona sanitaria», ovvero una zona di sicurezza in Ucraina, «in modo che non possano raggiungerci», ha detto l’autocrate russo, secondo il quale agli attacchi contro le regioni russe prenderebbero parte anche «mercenari polacchi».
Gli «avvertimenti» ai generali russi
Putin ha rivolto però anche lo sguardo all’interno, alla “performance” resa dal suo, di esercito. Senza lesinare critiche anche severe. Nelle forze armate russe c’erano «generali da parquet», cioè da salotto, non adatti alla guerra, ha detto il presidente russo. La conseguenza? Altri ufficiali più efficienti hanno cominciato a «emergere dall’ombra e vanno promossi». Ma le carenze nell’esercito di Mosca da cui provengono le sue difficoltà hanno riguardato anche l’equipaggiamento, ha riconosciuto Putin. Il conflitto in Ucraina ha mostrato che alla Russia mancano vari tipi di armamenti, in particolare «munizioni ad alta precisione, droni e così via», ha detto Putin durante un incontro con i corrispondenti di guerra: «Li abbiamo, ma non a sufficienza». Per il presidente russo, comunque, nell’ultimo anno Mosca ha aumentato di 2,7 volte la produzione delle principali armi e di dieci volte quelle più richieste. Putin ha poi nuovamente escludo la necessità di introdurre la legge marziale nel Paese per cambiare le sorti del conflitto.
L’infatuazione del passato per la Nato
Putin ha poi anche revocato un’epoca superata nella quel al Russia cercava di essere per i Paesi occidentali «una di loro. Abbiamo offerto tutto. Pensavamo di essere dei loro, “borghesi”, volevamo essere in questa famiglia di cosiddetti popoli civili. Anche nella Nato ho gettato i miei ami: su, esaminateci. Ma non ci hanno presi in considerazione, non ci hanno neanche guardati», ha ricostruito il presidente russo.
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