Lutto nazionale per Berlusconi, Rosy Bindi si smarca: «Inopportuno». E Crisanti alza il tiro: «Non merita neppure i funerali di Stato»
All’indomani della scomparsa di Silvio Berlusconi, si moltiplicano le voci di chi mette in dubbio l’opportunità della scelta del governo di dichiarare lutto nazionale nel giorno del funerale dell’ex premier, in programma mercoledì 14 giugno a Milano. Dopo la «rivolta», sul fronte accademico-istituzionale, di Tomaso Montanari, che ha negato le bandiere a mezz’asta all’Università per gli stranieri di Siena, ad uscire allo scoperto sono diversi esponenti del Pd di Elly Schlein. Tra i dirigenti nazionali, a dirsi chiaramente contraria alla scelta di Palazzo Chigi è Rosy Bindi. «I funerali di Stato sono previsti ed è giusto che ci siano, ma il lutto nazionale per una persona divisiva com’è stato Berlusconi secondo me non è una scelta opportuna», ha detto l’ex ministra ospite di Un Giorno da Pecora su Radio1. Dello stesso avviso anche Paolo Romano, esponente del Pd milanese classe 1996 e consigliere regionale in Lombardia. «Presidente Meloni, questo lutto nazionale non è in mio nome», ha scritto a chiare lettere sui suoi canali social il giovane dem. Che riassume così poi il percorso del Cavaliere. «Condannato per frode fiscale, intrattenne accordi economici con Cosa Nostra, fece votare al Parlamento italiano che “Ruby” fosse la nipote del presidente egiziano rendendoci ridicoli in Europa e nel mondo per sue questioni private, era Presidente del Consiglio mentre nella notte del 21 luglio del 2001 le forze dell’ordine massacravano di botte i giovani manifestanti nella Scuola Diaz a Genova. Chi è? È Silvio Berlusconi, il primo ex presidente del Consiglio, non presidente della Repubblica, nella storia del nostro Paese per il quale è stato dichiarato lutto nazionale». Nulla toglie il cordoglio per la famiglia, chiosa Romano, ma qui si parla «di una beatificazione di Stato che non ha nessun motivo di essere».
Ancora più «radicale» la presa di posizione di Andrea Crisanti, microbiologo salito agli onori delle cronache dopo la pandemia e senatore Pd. Il quale concorda certo di comprendere «con sincera empatia il dolore che la scomparsa di Silvio Berlusconi crea non solo nei suoi affetti personali ma anche alla sua comunità politica e a un intero sistema Paese che con il suo operato e la sua figura si è identificato», ma al contempo boccia tanto l’indizione del lutto nazionale quanto quella dei funerali di Stato, definiti «inopportuni». «Berlusconi è stato un uomo politico che ha ricoperto importanti ruoli istituzionali e condizionato la vita politica dell’Italia. Ma non dobbiamo dimenticare che alcune sue azioni non hanno avuto alcun rispetto per lo Stato che rappresentava: non ha avuto rispetto per lo Stato quando ha evaso le tasse e frodato il fisco (sentenza definitiva nel processo Mediaset, per la quale ha scontato la sua pena ed è stato interdetto anche dai pubblici uffici); non ha avuto rispetto per lo Stato quando si è iscritto consapevolmente a una loggia massonica che aveva una chiara matrice eversiva (tessera n.1816 della P2); non ha avuto rispetto per lo Stato quando, forse con leggerezza, aveva tra i suoi impiegati, con le mansioni di “stalliere” una persona affiliata alle cosche mafiose. L’avrà fatto per leggerezza o con consapevolezza? Non lo sapremo mai, ma sicuramente non merita funerali di Stato né il lutto nazionale. Non posso non domandare alla comunità politica: che insegnamento diamo ai nostri giovani sul valore della politica e dell’etica istituzionale? Che vince sempre il Potere? E che messaggio diamo a tutte le persone che queste cose non le fanno? Se davvero vogliamo costruire una società più giusta, rifuggiamo le ipocrisie. Oggi diciamo addio a Berlusconi, una tragedia umana senza dubbio. Ma è ancora più tragico per il nostro Paese che ci vorrà ancora molto tempo per seppellire la sua eredità di etica della politica».
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