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Il mausoleo di Silvio Berlusconi e l’ironia di Montanelli: «Un sarcofago da faraone»

14 Giugno 2023 - 06:50 Redazione
mausoleo silvio berlusconi arcore cascella montanelli
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Il giornalista venne invitato a unirsi ma rifiutò. Poi raccontò tutto

Il mausoleo che si trova a Villa San Martino in quel di Arcore molto probabilmente non servirà a seppellire Silvio Berlusconi. Perché l’opera non ha i permessi per ospitare i morti fuori dal cimitero. A costruirlo è stato lo scultore Pietro Cascella. Lo ha completato nel 1993. Ma già alla fine degli anni Ottanta i lavori erano a buon punto. Tanto che c’è un episodio ricordato dal giornalista Indro Montanelli nel libro di Marco Travaglio Indro 900, di cui oggi Il Fatto Quotidiano pubblica degli estratti. Gli aneddoti dell’ex direttore de Il Giornale partono dal 1977. Ovvero da dopo l’attentato che Montanelli subì da parte delle Brigate Rosse. Nell’occasione, durante il ricovero nella clinica La Madonnina, al giornalista fece visita proprio Berlusconi: «Non riuscivo più a staccarmelo dal letto. Piangeva a dirotto, si disperava, non faceva che chiedermi come mi sentissi. Gli feci notare che avevano sparato a me, non a lui. Non ci fu nulla da fare. Mi toccò fargli coraggio: temevo che mi svenisse sulla barella da un momento all’altro».

Lo stile “assiro-milanese”

Poi arriva il mausoleo. Berlusconi invita Montanelli a pranzo ad Arcore. Dopo il caffè lo porta proprio a visitare l’opera di Cascella. Che è costruita in uno stile che qualcuno definirà “assiro-milanese”. Mentre altri proporranno paragoni con la tomba di Tutankhamon. «Mi mostrava tutti quei loculi intorno al suo sarcofago da faraone e mi diceva: ‘Indro, vedi, questo è il cerchio dell’amicizia. Lì andrà Fedele Confalonieri, lì Marcello Dell’Utri…’. Poi, a tradimento, mi indicò un loculo vuoto: ‘Ecco, lì io sarei veramente onorato se tu, Indro, volessi…’. Aveva l’aria ammiccante, come se stesse facendomi l’onore più grande della mia vita. Io, appellandomi a tutti gli scongiuri che mi vennero in mente, ammutolii. Poi mi venne di rispondere: ‘Domine, non sum dignus!’. E me la diedi a gambe», ricorda e conclude il giornalista che poi si scontrerà duramente con l’ex premier.

Il ricordo di Cascella

Tommaso Cascella, figlio di Pietro, ha parlato ieri con l’agenzia di stampa Ansa dell’opera del padre: «Fare lo scultore è un mestiere difficilissimo perché ci si inventano delle cose ma poi realizzarle è costosissimo. Quindi trovare un committente che ti fa lavorare è come per un regista trovare un produttore che ti finanzia un colossal. Per mio padre il mausoleo fu un piccolo colossal». Pietro Cascella continuò a collaborare con Berlusconi. «Poi fu anche candidato su impulso di Sandro Bondi, all’epoca sindaco di Fivizzano dove abitavamo. In realtà ci fu un grande scontro in famiglia proprio perché era candidato per Forza Italia». Tutta la famiglia Cascella infatti era di sinistra, compreso il padre Pietro: «Faceva la campagna elettorale con dei comizi da comunista. Per fortuna per un pugno di voti non venne eletto. Ma sì, mio padre fu completamente sedotto da Berlusconi».

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