Balotelli verso la fine ingloriosa al Sion, la rissa con il Ds alla festa vestito da Pikachu. Il presidente: «Chi lo prende butta i soldi»
Nella stagione fallimentare di Mario Balotelli e del suo Sion spunta anche una rissa in cui l’ex attaccante azzurro ha partecipato lo scorso febbraio e che ha inevitabilmente compromesso il rapporto tanto con i tifosi svizzeri quanto con il club. Come ha svelato il quotidiano Blick, Balotelli a febbraio si è presentato a una festa di Carnevale con il direttore sportivo del Sion, Barthélémy Constantin, figlio del presidente Christian. I due si erano travestiti da Pikachu e da personaggio della Casa di carta, finché la situazione non è degenerata. Qualcuno avrebbe cercato di fotografare Balotelli, che ha reagito irritato. Prima sono partiti gli insulti, poi il Ds ha provato a calmare gli animi mettendosi di mezzo. A quel punto però Balotelli era già partito in quarta e mentre stava per aggredire chi lo voleva fotografare ha dato un pugno, probabilmente involontario, al dirigente. Nella partita subito dopo quella festa, il Sion è stato sconfitto 4.0 contro il San Gallo. I tifosi avevano dato fuoco alla maglia di Balotelli sugli spalti, dove era stato avvistato Barthélémy Constantinn con un occhio nero. Alla fine della stagione, il Sion ha chiuso il campionato all’ultimo posto, retrocedendo. E se il futuro per il club prevede una faticosa stagione di riscatto, per l’attaccante bresciano prossimo ai 33 anni è sempre più incerto, considerando improbabile che voglia trascorrere una stagione in serie B svizzera. A Balotelli resta un anno di contratto, ma il suo addio dal Sion sembra ormai segnato soprattutto dopo le dichiarazioni del presidente Costantin: «Abbiamo fatto tutto il possibile perché pensasse principalmente al calcio. No ci siamo riusciti. Ci siamo illusi su di lui». Sempre al quotidiano Blick, Costantin ha aggiunto ormai rassegnato: «Questo ragazzo crede che le regole che governano un gruppo siano fatte per gli altri e non per lui. Se gli agenti sono interessati a piazzarlo in un Paese che non apprezza i soldi tanto quanto noi, forse presto giocherà di nuovo. O forse no, e forse è meglio così».