L’uomo col giubbotto, il racket degli affitti, la famiglia che «sa tutto»: le ultime indagini su Kataleya, la bimba scomparsa a Firenze
Il padre di Kataleya Alvarez ha visto in un video un uomo con un giubbotto «senza maniche». Che potrebbe essere il rapitore della figlia. Miguel Angel Ramon Chicillo Romero ha parlato durante il collegamento dall’ex hotel Astor con la trasmissione “Chi l’ha visto?“. E ha fatto sapere che spiegherà ai carabinieri i motivi dei suoi sospetti. Intanto un testimone racconta che il giorno della scomparsa di Kata tre giovani peruviani si sono presentati nella struttura. Cercavano un ragazzo. E quando hanno visto che non c’era la bambina sarebbe scomparsa. Il tutto sarebbe accaduto proprio quel sabato pomeriggio. Nell’intervento precedente in tv Miguel Angel aveva detto di essere sicuro del rapimento. E c’è chi parla di tre clan in guerra dietro il rapimento.
La porta chiusa
Mentre gli ultimi movimenti della bambina registrati dalla telecamera di sorveglianza non possono essere considerati decisivi. Perché nel palazzo ci sono altre entrate. Come quella trovata chiusa dagli investigatori ma che potrebbe essere stata aperta per l’occasione. O quella che non ha il passaggio in favore di telecamera. Ieri i carabinieri hanno anche smentito la presenza di un supertestimone che avrebbe visto la bambina portata via. Non ci sono conferme anche riguardo l’ipotesi di una vendetta per il presunto stupro di una 15enne avvenuto nell’hotel. Si punta intanto sul racket degli affitti. Che nell’ex albergo abusivo – vere estorsioni in un contesto di illegalità totale – muove interessi economici criminali appetibili. L’affitto per una camera andrebbe dagli 800 euro senza bagno ai 1.500 euro se dotata di servizi. Anche gli screzi con un’altra famiglia peruviana di cui avrebbe parlato subito la madre Kathrina sono un elemento tenuto di conto dagli inquirenti.
Il racket degli affitti
Ma va stabilito se in un contesto di guerra fra poveri siano sufficienti per vendicarsi col rapimento della piccola. Finora i carabinieri avevano escluso che le indicazioni della madre avessero dato un riscontro in tal senso ma le indagini sono in evoluzione. L’ultima traccia concreta di Kataleya si trova in un video diffuso dagli investigatori e di cui si era parlato nei primi momenti. Sono immagini della telecamera su via Boccherini il cui obbiettivo riprende anche il cancello del cortile laterale dell’ex hotel Astor. Cosa si vede? La bambina, che per alcuni momenti è uscita insieme al fratellino, altri bimbi e un adulto, che viene riconosciuto come lo zio. Poi a un certo punto si stacca dal gruppetto e rientra da sola nell’ex albergo dentro il cancello da dove era uscita con gli altri.
Il trascinamento
Miguel Angel Chicllo Romero è stato scarcerato ieri mattina dal penitenziario di Sollicciano dove era detenuto per furto e utilizzo indebito di carte di credito. Ora ha l’obbligo di firma due volte la settimana in una stazione dell’Arma. Ma secondo i giudici potrebbe dare un contributo alle indagini. Lui è andato a trovare Kathrina in ospedale. Il pm della Dda Christine von Borries e il sostituto Giuseppe Ledda hanno ricostruito testimonianze – anche di bambini, non solo il fratellino di Kata – ma ci sarebbero contraddizioni e lacune da far collimare, tra cui l’affermazione di una piccola di 3 anni detta al nonno. Sono stati sentiti anche loro e ne è stato ricavato che qualcuno avrebbe «trascinato» via Kata. Ma non è chiaro dove, chi, quante persone avrebbero agito così.
La guerra tra clan
L’edizione fiorentina di Repubblica invece mette al centro la guerra tra clan. Ce ne sarebbero due peruviani e uno rumeno all’interno dell’hotel Astor. Altre ipotesi, come quella della pedofilia, per ora sono in secondo piano. La piccola sarebbe stata usata in questo contesto come arma di ricatto. O per costringere qualcuno a cedere il passo. Ma non si capisce perché a questo punto proprio Katalyna. E non, magari, il figlio di qualche rappresentante di uno dei clan. Si parla anche di una faida tra latinos per lo spaccio di cocaina.
Il covo
Gli inquirenti avevano ipotizzato anche la presenza di un “covo” vicino all’ex albergo occupato, dove chi avrebbe rapito la bambina potrebbe averla tenuta per alcune ore. Le perquisizioni di ieri fuori dal perimetro della struttura occupata non avrebbero dato esito positivo. Una donna di origine romena ieri ha detto ai giornalisti che la sua comunità non c’entra con la sparizione di Kataleya. «Hanno scritto che c’entrano i romeni, ma non c’entrano nulla, è tutto tra loro. I peruviani lo sanno dov’è la bambina. Non lo sappiamo noi romeni, i bambini giocano qua fuori, perché hanno preso la loro bambina e non una nostra? È perché dieci giorni fa si sono picchiati», ha detto.
«La famiglia sa tutto»
La donna si è fermata a parlare con i giornalisti che stazionavano fuori dal palazzo occupato, tra via Maragliano e via Boccherini. Secondo la sua ricostruzione «non sarebbe una questione di soldi». Gli screzi riguarderebbero il controllo degli affitti all’interno dell’ex hotel occupato. La donna ricorda l’episodio del 28 maggio, quando dopo un’aggressione un sudamericano è precipitato in strada. «Gli hanno dato una botta con un ferro in testa. Per la paura si è buttato di sotto e dopo una settimana è sparita la bambina. Si sono picchiati per le stanze. La famiglia lo sa chi ha preso la bambina e l’hanno detto alla polizia. Noi siamo stufi di questa situazione».
«Era tutto pianificato»
Sempre Miguel Angel ieri ha detto che «l’hanno rapita, è stato pianificato tutto. Non ci sono telecamere. Sanno cosa hanno fatto, loro». L’uomo ha escluso la vendetta o una punizione verso lui o la famiglia. «Non ho debiti, non ho problemi con nessuno», ha detto. E ancora: «Io so quello che ho fatto ma l’ho fatto per la famiglia», ha sostenuto alludendo ai suoi guai con la giustizia. «Questa è una prova di Dio. Sono sicuro che Kata è viva e che ritornerà», ha concluso.
Il buco
Il Messaggero invece scrive che una delle bambine che giocava con Kata ha raccontato di averla vista trascinare via «da un signore». Il padre avrebbe riferito tutto ai carabinieri. Ma tutte le tracce odorate dai cani molecolari durante le ricerche della bimba si sono fermate al muretto. Martedì in un garage attiguo è stato rivenuto un buco, una sorta di canale. Si è pensato che lì la bambina potesse essere stata trattenuta prima di farla sparire. Magari in un sacco o una valigia.
L’investigatore privato nell’hotel Astor
L’agenzia di stampa Dire fa sapere che nell’ex albergo è arrivato anche l’investigatore privato Walter Piazza. «È necessario che collaborino un po’ di più tutti», ha detto piazza. Ovvero, «gli occupanti che in queste ore concitate vengono descritti come ‘clan’, tra bande in guerra e racket degli affitti». «Speriamo sia una cosa di minor rilevanza e non sia una pista così pesante», aggiunge l’investigatore. Anche perché «un’organizzazione legata al racket penso sia più intelligente. Ci può essere dietro una convenienza. Di che cosa, di che tipo non lo so. Secondo me, inoltre, la verità potrebbe essere nella compagnia dei bambini della bimba. Sono molto attenti e magari, attraverso i disegni, sarebbe da valutare anche questo tipo di accertamento. Un bimbo ti può fare un disegno di una scena che può dare delle indicazioni». Certo, precisa, «la fonte principale sono sempre gli inquirenti, che giustamente non parlano. Noi cerchiamo solo di dargli un appoggio, per far sì che la gente non si dimentichi in fretta”. In questi casi “bisogna essere costanti nel tempo».
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