Riforma della giustizia sportiva, penalizzazioni anche a campionato in corso: «Ma solo dopo ultima sentenza»
L’obiettivo del governo è che la giustizia sportiva infligga punti di penalizzazione solo «al consolidamento delle sentenze, quindi – spiega il ministro del Sport Andrea Abodi – una volta che sono passate in giudicato». Nel frattempo però, con il caso Juventus ancora in attesa di una decisione del Collegio di garanzia, la speranza del governo è che «le tempistiche siano coerenti con i termini per le iscrizioni al campionato». Intanto arriva una primo tentativo dal Cdm a dare nuove linee guida alla giustizia sportiva, soprattutto per il calcio. Un provvedimento che lo stesso Abodi ammette essere d’urgenza, quindi temporaneo, ma con la convinzione di riuscire a dettare regole più chiara entro e non oltre il prossimo settembre.
Il decreto legge del governo indica al Coni e alle federazioni sportive di «rendere visibili le penalizzazioni solo una volta che le sentenze siano in giudicato – ha spiegato Abodi – Si è detto che volevamo spostare i processi alla fine del campionato: così non è». Smentite quindi le ipotesi circolate negli scorsi giorni, secondo cui il governo avrebbe voluto evitare un altro caso come quello che ha colpito la Juve, penalizzata a campionato in corso. Un caso che quindi si potrà ripetere, ma solo quando il procedimento della giustizia sportiva sia arrivato al suo ultimo grado di giudizio: «Per evitare +12, -15, che ha penalizzato nella passata stagione anche terzi. Puntiamo alla supremazione dell’equa competizione», ha aggiunto Abodi.
La riforma punta anche a consolidare la «centralità del Collegio di garanzia» del Coni e ristabilisce la Covisoc, l’organo di controllo finanziario dei club che era stato di fatto esautorato dei suoi poteri da un precedente provvedimento del governo «precedente al nostro». In più Abodi sottolinea l’inserimento del principio «per la tempestività dei controlli». Inoltre viene stabilita nel decreto una «più puntuale definizione delle plusvalenze, agendo sul versante fiscale, con la possibilità di godere di tutti i benefici fiscali se l’atleta che genera la plusvalenza sia in ammortamento a bilancio non per una ma almeno dalla seconda stagione».
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