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La sound designer Chiara Luzzana: «Così ho imparato il valore del silenzio» – L’intervista

16 Giugno 2023 - 11:42 H-FARM
Dal FutureShots, il festival dell'innovazione di H-FARM, la sound designer di fama mondiale racconta a Open il rapporto di tutti noi con i suoni

«In quel momento ho deciso di affrontare la via più grande paura che era il silenzio. Il silenzio è qualcosa che nelle nostre giornate fa paura», dice Chiara Luzzana, una delle sound designer più note nel panorama internazionale, nel suo intervento all’edizione 2023 di FutureShots, il festival dell’innovazione di H-FARM. Quarantatré anni, un passato nella musica elettronica e un presente da artista e compositrice specializzata nella creazione di colonne sonore per i brand, Luzzana non usa strumenti musicali, ma i suoni generati dai prodotti al centro dei suoi progetti editoriali e commerciali: la città, gli orologi, le pentole, le navi.

La paura del silenzio è un tema che torna spesso nelle sue parole. «Quando avevo sei anni i miei si separarono. Iniziò a farmi paura il silenzio, il vuoto. Ma un giorno dissi: Oggi resto in ascolto, entro in contatto con i suoni dentro di me», racconta dal palco. Una scelta fondamentale: «Pensate ai film, quando c’è un silenzio nei film è sempre presagio di qualcosa di importante che avviene dopo». Una scelta che ha dato vita a una passione – quella per il suono, il rumore, l’audio – che l’ha portata dal Berklee College of Music di Boston a lavorare con Swatch, Alessi, Lavazza, Martini, ma anche a esporre le proprie opere alla Biennale di Venezia e a quella di Shanghai. Dopo il suo intervento, Luzzana ha risposto ad alcune domande di Open.

Qual è l’importanza del suono?

«Pensa solo a questo: da neonati abbiamo l’udito già formato perché dobbiamo prepararci a tutto ciò che avverrà. Una volta partoriti dobbiamo essere pronti a tutto il paesaggio sonoro che ci circonda in quel momento, quando la nostra mamma ci dà alla luce. E quindi, per essere meno spaventati, iniziamo ad ascoltare già nel pancione i suoni che a loro volta agiscono nel nostro cervello. Nasciamo miopi e vediamo male i colori, ma ci sentiamo benissimo. Il suono ha un potere enorme. Quando una persona non c’è più, magari non ti ricordi che maglietta aveva l’ultima volta che l’hai vista, ma la voce è indimenticabile. Ma il suono è anche gusto, perché se mangi una patatina e non fa croc, quella patatina non ti piace».

E quella del silenzio?

«Il silenzio fa paura, perché in quel momento di tranquillità tutto il nostro io esplode, e risuona ad un volume altissimo. Per questo il silenzio è veramente chiassoso, e noi abbiamo paura di quello. Abbiamo paura che in quel momento di pausa, che in realtà suona più forte, possiamo guardarci dentro troppo a fondo. Il silenzio, però, è quello che permette a la frase, la parola, il suono, la melodia, tutto quello che dopo esplode e suona. Il silenzio è quello che ci permette di amplificare tutto».

Viviamo in un mondo dove si sente troppo e si ascolta troppo poco?

«Viviamo in un mondo dove sostanzialmente non si ascolta. Quindi la grande innovazione è quella di tornare alle radici ed imparare ad ascoltare. E non solo le cose che ci sembra scontato dover ascoltare. Anche il rumore. Siamo abituati a pensarlo come qualcosa di brutto, un po’ come il rumore delle nostre vite, del fallimento. Invece, quando si trova la capacità di trasformare quel rumore, quel fallimento, è lì che si crea la melodia perfetta».

Come possiamo far ascoltare i suoni ai non udenti?

«Noi non ci rendiamo conto che siamo delle orecchie. Invece il nostro corpo è proprio il primo protagonista dell’ascolto del suono. C’è un progetto che ho realizzato dove tutte le frequenze basse sono state accuratamente aumentate affinché tutte le persone non udenti potessero percepire il suono dal pavimento, e di conseguenza nel proprio corpo. Noi abbiamo oltre il 70% di acqua nel nostro corpo. Il suono è qualcosa che vibra in uno spazio, in un mezzo. E l’acqua diventa quel mezzo che fa sì che il suono si diffonda».

I Queen hanno sperimentato molto con il rumore; i Pink Floyd hanno prodotto un intero album usando solo oggetti domestici… ti sei ispirata a loro per le tue campagne pubblicitarie?

«Non mi sono ispirata a loro. Io sono una fan di Freddie Mercury fin da quando ero piccola. Ho visto il film Bohemian Rapsody. Su alcune cose ho storto il naso, ma non sulla sperimentazione, che ha avuto un ruolo importante come nella realtà. La mia vita è totalmente ispirata a lui. Uno dei miei grandi miti a cui mi sono ispirata è John Cage».

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