Nordio tira dritto sulle intercettazioni: «Una barbarie, spese cifre assurde per risultati minimi». La bordata ai magistrati subito in politica – Il video
Va al contrattacco contro il sindacato dei magistrati il ministro della Giustizia Carlo Nordio, dopo le polemiche per la mini riforma con cui il governo ha di fatto abolito il reato di abuso d’ufficio e intervenuto poi con una stretta sull’uso e la diffusione delle intercettazioni. Solo un primo passo, spiega Nordio al Taobuk di Taormina che promette: «Noi interverremo sulle intercettazioni molto più radicalmente. Che questa sia una barbarie che costa 200 milioni di euro l’anno per raggiungere risultati minimi è sotto gli occhi di tutti». Per il ministro si spende per le intercettazioni una «cifra colossale, per inchieste che raggiungono risultati minimi, tra l’altro rovinando la vita delle persone. Vorrei ricordare che la legge impedisce la pubblicazione degli atti giudiziari. Vengono pubblicati lo stesso e nessuno dice nulla. Ma la legge c’è già». A proposito dei brogliacci della polizia Nordio ha aggiunto che «non dovrebbero mai figurare perché la legge attuale dispone che questi brogliacci debbano essere depositati davanti al gip e debbano essere trascritti nella forma della perizia e nel contraddittorio delle parti. Perché molto spesso il brogliaccio della Polizia, quello finito intanto sui giornali, è sbagliato. Perché magari l’intercettazione viene trascritta e interpretata da un maresciallo di Venezia che non capisce quanto dicono due siciliani e ha sbagliato a comprendere quanto dicono. E poi si scopre, con la trascrizione della perizia, che tutto quello scritto sui giornali è sbagliato. Non dico falso, che è ingannevole, ma era sbagliato».
Rispetto alla tecnologia usata dalla criminalità organizzata, il nostro sistema dice Nordio è «indietro di anni, perché non abbiamo i soldi per pagare gli strumenti che intercettano le organizzazioni criminali che sono molto più avanti con la tecnologia. Lo stesso trojan che oggi viene considerato il meglio del meglio è superatissimo. La criminalità organizzata usa dei sistemi che oggi non riusciamo a intercettare perché non abbiamo i soldi per farlo. Allora dico usiamo una parte di queste risorse di intercettazioni inutili su cittadini normali e spostiamoli su indagini sulla grande criminalità organizzata. È un discorso che abbiamo fatto con il Procuratore Melilli, perché siamo tecnologicamente arretrati e la lotte alla mafia sulle intercettazioni io intendo potenziarle, ma servono risorse».
L’abuso di ufficio
Il ministro si dice disponibile a rimodulare il reato di abuso di ufficio se l’Unione europea dovesse chiederlo, ma intanto difende il provvedimento appena preso: «L’abuso d’ufficio era ed è ancora un reato così evanescente che complica soltanto le cose senza aiutare minimamente, anzi ostruendo le indagini perché intasano le procure della Repubblica di fascicoli inutili disperdendo le energie verso reati che invece dovrebbero essere oggetto di maggiore attenzione».
L’interferenza dell’Anm
«Se un magistrato singolarmente ritiene dal suo punto di vista che una legge sia sbagliata – dice Nordio – nessuno ha il diritto di togliergli la parola o di dire che interferisce». Ma se «il rappresentante di un sindacato di magistrati, prima che fosse noto il testo del disegno di legge, pronuncia tutta una serie di critiche severissime», allora, «secondo me in corretto italiano significano interferenze». E poi ribadisce che «l’interlocutore istituzionale del governo e della politica non è il sindacato, ma il Csm». Interferenze secondo Nordio anche premature «visto che tra l’altro non soltanto il ddl doveva ancora essere approvato, ma queste parole provenivano da presidente di una associazione che si pone come interlocutrice della politica del governo senza tener conto che l’interlocutore istituzionale del governo e della politica non è il sindacato, ma il Csm».
I magistrati in politica
Sui magistrati diventati rapidamente politici, Nordio continua ad attaccare: «Sia Cafiero De Raho che Pietro Grasso sono entrati subito in politica dopo avere cessato la carica di pm senza il periodo di decantazione che sarebbe necessario. Di nomi ce ne sono tanti. A suo tempo avevo detto che il magistrato non dovrebbe mai fare politica, poi ho ritenuto che dopo cinque anni dalla cessione del mio lavoro in magistratura questa decantazione potesse giustificare il fatto di assumere una carica governativa. Ma queste persone che sono entrate in politica nell’immediatezza, dopo avere lasciato la magistratura, hanno condizionato la loro visione del mondo. Ma sono contraddette da tante altre che dicono il contrario, avvocati, accademici, sindaci».
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