Maturità 2023, al via la riunione plenaria: si riuniscono le 14mila commissioni. Cosa cambia quest’anno per docenti e studenti
Tra poche ore oltre 500mila studenti inizieranno i loro esami di Stato. Oggi, 19 giugno, le commissioni si insediano dando vita alla seduta plenaria per l’organizzazione generale dei lavori, dal calendario dei colloqui alle date di pubblicazione dei risultati per ogni classe. Sono in tutto 14mila, per un totale di 27.895 classi, e con composizione mista: tre professori interni, tre esterni e un presidente, sempre esterno. Le prove della Maturità vedranno coinvolti, oltre a studenti e studentesse, decine di migliaia di docenti, tra presidenti e commissari d’esame che dovranno giudicare l’esito delle tre prove, due scritte e una orale. Si partirà mercoledì 21 giugno, alle 8.30, con la prova di italiano, e il giorno seguente si svolgerà quella disciplinare, sempre scritta. Lo scorso 26 gennaio il Ministero dell’istruzione ha reso noto le discipline affidate ai commissari esterni per i licei, i tecnici e i professionali, il 4 maggio sono stati pubblicati gli elenchi dei presidenti di commissione, mentre il primo giugno sono usciti i nomi dei professori esterni.
Le prove della maturità
L’esame di maturità comprende tre prove. Il primo scritto di italiano sarà il 21 giugno alle 8,30, per una durata massima di sei ore. Il secondo sarà il 22 giugno basato su una o più materie di indirizzo scelte dal Ministero dell’istruzione entro il mese di gennaio di ogni anno. Infine, c’è la prova orale che viene predisposta dalle singole scuole, in base a una lettera estratta dalla commissione con cui iniziare. Per gli studenti delle zone in Emilia Romagna colpite dall’alluvione gli esami saranno, invece, agevolati. Non sarà necessario il requisito dei 200 giorni di frequenza per accedere all’esame. L’anno sarà valido in base alle attività didattiche effettivamente svolte, escludendo anche la necessità di aver svolto le prove Invalsi. E come prova di maturità dovranno affrontare solo l’esame orale.
Ritorno al passato (che non piace ai sindacati)
Quest’anno, dopo tre anni di Covid, si torna quindi alle tre classiche prove. E le commissioni non saranno più solo composte da membri interni. Un cambiamento che ha effetti sul lavoro dei docenti e dei dirigenti scolastici, ma che a livello di remunerazione lascia tutto com’è. I sindacati lamentano, infatti, che i compensi restano gli stessi di oltre 15 anni fa, quando fu approvato il decreto interministeriale del 24 maggio 2007 con le nuove tabelle: la quota-base per la funzione svolta va da 400 a 1.200 euro lordi, a cui bisogna aggiungere eventuali maggiorazioni, soprattutto per chi deve affrontare i costi per la trasferta.
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