L’uomo del business dei viaggi dei migranti dalla Tunisia: «Ho 30 barche pronte ad agosto, Meloni si rassegni»
Si chiama M.B. Ed è uno dei passeur più importanti di Sfax in Tunisia. Al vertice di una delle organizzazioni mafiose che organizzano i passaggi illegali dei migranti verso il Mediterraneo, oggi in un’intervista a la Repubblica spiega come funziona il suo business. Ha 29 anni e parla della sua attività come «un’agenzia di viaggi illegale». Dice che ha dei clienti e che ci sono domanda ed offerta, come in qualunque mercato. «Sono originario delle isole Kerkennah», dice. «Ho iniziato dal basso, cinque anni fa. Partecipavo all’organizzazione dei viaggi, ma non sono stato mai scafista. I clienti erano contenti, mi sono fatto un nome e poi un gruzzolo. Ho iniziato a investire nelle trasferte». Parla in francese. Ha anche frequentato per un po’ l’università.
Una copertura
Dice di avere una copertura per i suoi affari: «Una società in regola in un altro settore». Che gli serve «per lavare il denaro sporco e giustificare il mio tenore di vita». È al vertice di una piramide che prevede «coordinatori» a diversi livelli. C’è chi raccoglie i clienti, chi si procura le barche, chi rimedia i motori. Fino a chi guida la barca e diventa scafista: «Fra loro non si conoscono. Solo io conosco tutti». Usa il cellulare per dare ordini e istruzioni. E barche di legno per passare sul Mediterraneo perché quelli metallici sono troppo pericolosi. «Viaggiano donne con neonati o famiglie intere. Non voglio macchiarmi le mani del loro sangue. E poi un naufragio è un grosso rischio anche per me». Un organizzatore di viaggi clandestini si è preso 79 anni di carcere perché il suo barchino è affondato: «Grazie a Dio non ho mai avuto un naufragio», sostiene invece lui nel colloquio con Leonardo Martinelli.
L’harka
Ma per lui «anche chi viaggia si assume rischi e responsabilità». «Se i viaggi si sono ridotti, è solo perché il tempo è strano quest’anno. Soffia un vento forte. È il cambiamento climatico. Non fatevi illusioni».Gli accordi che Giorgia Meloni e l’Ue negoziano con la Tunisia (soldi in cambio di un blocco dei migranti nel Mediterraneo) non serviranno. «Neppure il profeta in persona potrebbe bloccare l’harka», dice M.B. Non finirà perché «in Tunisia la gente è come strozzata: impedirgli di partire significherebbe ucciderli subito. Ormai qui siamo a un punto di non ritorno». E fa sapere che «ad agosto ho già trenta viaggi completi e pronti a partire. La Meloni si deve rassegnare».
I prezzi
Il trafficante di esseri umani ci tiene a far conoscere prezzi e tariffe: «Dipende sempre dal servizio fornito. Sono 2500-3000 dinari (740-880 euro) su una barca di legno con più di cinquanta persone a bordo. Chi, invece, ne pagherà 7000-8000 andrà nella stessa imbarcazione, ma solo con una trentina di migranti e due motori invece di uno, nel caso il primo faccia cilecca». C’è perfino chi non paga. «Se qualcuno non ha i soldi, può partire gratis ma deve procurarci almeno cinque clienti. E poi, se in navigazione ci saranno problemi, dovrà essere il primo a saltare in mare». Per ogni viaggio l’organizzazione investe 240 mila dinari, compreso l’acquisto della barca. Ne incassa 450 mila. «Io ne trattengo il 20% (oltre 12mila euro). Il resto lo divido tra i coordinatori, in genere sono cinque quelli coinvolti».
Il colletto bianco
Infine quando bisogna trovare i capitali per organizzare i viaggi lui si rivolge a uomini d’affari e liberi professionisti. Che gli forniscono il capitale iniziale per la preparazione delle barche di ogni viaggio. «Ci sono sempre più controlli della polizia e i pescatori hanno paura, possono essere incriminati. Allora, facciamo costruire barche di legno qui nella zona di Sfax, in appena 5-6 giorni. I componenti sono già pronti, vanno solo assemblati. Ma è caro». Lui fa tutto questo perché «mi sono dato un obiettivo. Una cifra ben precisa per realizzare un progetto personale e lecito».
Foto di copertina da archivio Ansa
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