Expo 2030, Meloni a Parigi per sostenere la candidatura di Roma: «Portiamo la storia nel futuro»
Centro congressi di Issy-les-Moulineaux, alle porte di Parigi. È in corso l’assemblea del Bureau international des expositions, il Bie, ovvero l’organizzazione intergovernativa che gestisce le Esposizioni Universali e Internazionali. Le quattro città a contendersi l’Expo 2030 sono Roma per l’Italia, Riad per l’Arabia Saudita e Busan per la Corea del Sud. La candidatura di Odessa, per l’Ucraina, è stata respinta a causa di alcuni dubbi sulla stabilità economica. Oggi, 20 giugno, presenteranno per l’ultima volta i propri progetti, poi il Bie deciderà a chi assegnare l’esposizione che si terrà tra sette anni. La presidente del Consiglio è a Parigi per sostenere la candidatura della Capitale italiana. Con Giorgia Meloni ci sono anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. Quest’ultimo, sui social, pubblica una foto del trio istituzionale, scrivendo: «A Parigi uniti per sostenere Roma». Prima di entrare nell’auditorium, il capo dell’esecutivo italiano parla con i cronisti: «Si tratta di una partita sicuramente molto combattuta. Tutti i livelli istituzionali sono convergenti e quindi è una bella immagine della capacità che l’Italia riesce a esprimere nei momenti importanti. Credo che ci siano punti molto solidi nella candidatura di Roma, a partire dal tema del rapporto tra uomo e territorio, dimostrando che si possono costruire grandi opere senza per questo deturpare l’ambiente».
Dal palco, Meloni esordisce con del fair play: «Auguro le migliori fortune a Riad e Busan». Poi, si rivolge ai rappresentanti del Bie per convincerli della bontà del progetto italiano: «È una sfida che stiamo cercando di affrontare a tutti i livelli e con tanto entusiasmo. Sono emozionata di essere qui a parlarvi di Roma, la città eterna, la capitale d’Italia e dove sono nata». Fa un elogio della città, definendola «la capitale del dialogo fra le religioni monoteiste e la sede di decine di organizzazioni internazionali, la capitale della cultura e sede di una delle università più grandi d’Europa, una città con un cuore di antico che batte al ritmo della storia, una storia di cui è stata un attore chiave». Roma, dice, «è la megalopoli per eccellenza, la prima della storia, che vive rigenerandosi continuamente». La presidente del Consiglio insiste sulla combinazione di antichità e modernità tecnologica e assicura che, nell’Expo 2030, tutte le Nazioni avranno il proprio spazio come «pari tra pari, poiché sappiamo che tutti hanno qualcosa di unico da offrire».
Dal punto di vista della sostenibilità ambientale del progetto, la presidente del Consiglio sottolinea che sull’eventuale sito di Expo 2030 sarà installato «il parco solare più grande mai costruito in una città» e che «ogni padiglione produrrà energia pulita che sosterrà la rete». Il piano italiano prevede che i padiglioni non saranno smantellati dopo i sei mesi della fiera, ma resteranno a disposizione delle Nazioni che lo chiederanno: «I padiglioni rimarranno a disposizione di tutte le Nazioni che ne faranno richiesta, per consentire loro di mantenere una propria rappresentanza, di istituire centri di ricerca e tecnologia, di conservare uno spiraglio di dialogo. La nostra eredità, l’eredità dell’Expo in Italia, mira a costruire un percorso di progresso per la comunità internazionale. Mira a mostrare che i nostri obiettivi per il millennio possono essere raggiunti, che non sono solo parole e che il rapporto tra le persone e il loro ambiente può essere davvero migliorato, lavorando insieme». Meloni parla di identità: «Roma è parte della mia identità, e l’identità è davvero la cosa più preziosa che appartiene a ognuno di noi. Per questo spero di avere successo in questa sfida, che è quella di convincervi a scegliere l’Italia e Roma». E conclude invitando a scegliere Roma per «portare insieme la storia nel futuro». Prima di abbandonare il palco, Meloni saluta la platea in italiano: «Ci vediamo a Roma!».