Dallo studente di Bologna alla casalinga di Roma: chi sono i bagarini dei concerti in Italia
Se immaginavate i bagarini come loschi affaristi navigati nel mondo dell’illegalità, dovrete ricredervi. Questa immagine è infatti nettamente contrastante con quella emersa dai controlli della Guardia di Finanza, che allarmata per i prezzi record dei biglietti dei concerti in Italia (da Vasco ai Coldplay), ha smascherato 26 bagarini «della porta accanto». Come riporta la Repubblica, infatti, il loro identikit è disparato: troviamo lo studente universitario di Bologna, la casalinga di Roma, l’impiegato della società informatica di Torino, il disoccupato di Palermo. Accomunati tutti, però, da uno stile di vita decisamente troppo agiato rispetto al reddito dichiarato.
I controlli della Guardia di Finanza
Una discrepanza dovuta appunto alla loro attività segreta: comprare decine, centinaia di biglietti per i concerti (aggirando norme e difese tecnologiche) e rivenderle a un prezzo maggiorato anche di 10 volte. Basti pensare che in un solo anno, dal 2022 al 2023, questi bagarini hanno acquistato 15 mila biglietti per 278 concerti. Dopo averli rivenduti a prezzi gonfiati, si sono ritrovati in mano oltre 2.5 milioni di euro. Ovviamente esentasse. I canali ufficiali, infatti, dovrebbero essere in teoria progettati per impedire l’acquisto di più di 4 biglietti per acquirente. Le tre principali piattaforme (legali) di vendita biglietti (TicketOne, Ticketmaster e Vivaticket) hanno pertanto collaborato con i Finanzieri del Nucleo Speciale Beni e Servizi di Roma, permettendo di ritrovare il bandolo della matassa.
La strategia
Innanzitutto, i razziatori di tagliandi si iscrivevano ai portali con nomi e codici fiscali falsi, trafugati, o addirittura facenti capo a persone morte. Ai 26 bagarini citati corrispondevano 158 profili farlocchi: proporzione che permetteva di superare il limite dei 4 ticket per volta. Altre volte sono stati tabaccai disonesti a rifornire una stessa persona di montagne di ingressi: 800, anche 900 in una volta sola. La rivendita, a prezzi folli, avveniva nella maniera meno tracciabile possibile: preferibilmente in contanti, oppure su piattaforme con Viagogo (già multata dal Garante due volte, nel 2022 e nel 2023). Quindi spedivano l’ingresso (via posta, via email) ricevendo i soldi su PayPal, sulle PostePay, su carte di credito emesse all’estero. Così facendo sono riusciti ad eludere per molto tempo i controlli del Fisco.
Le multe
Ma adesso la loro avventura ha subìto una brusca frenata: queste 26 persone saranno bacchettate dal Garante per le Comunicazioni (l’AgCom), che può multarle fino a 150 mila euro. Dovranno inoltre pagare le tasse su tutti gli importi incassati. Infine la Finanza segnalerà chi tra i 26 — a suo parere — può essere organico al crimine organizzato. Un sospetto che nasce dopo aver rilevato che alcuni sedicenti disoccupati sono riusciti a effettuare «investimenti» per decine di migliaia di euro in un anno.
I software delle piattaforme
Chiaramente poi le piattaforme dovranno perfezionare i loro software perché mettano fuori gioco i profili falsi dei bagarini. Ma bisogna anche verificare, all’ingresso degli eventi, che il nome stampato sul biglietto e quello sul documento di identità coincidano: lo stabiliscono le norme anti-bagarinaggio del 2017 e le circolari dell’Agenzia delle Entrate (del 2019). Anche se nella realtà, i controlli degli steward sono ancora rari.
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