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Sommergibile Titan, le poche ore di ossigeno rimaste, i colpi e le ricerche: «Laggiù è buio pesto, trovarlo è un’impresa disperata»

21 Giugno 2023 - 04:40 Redazione
sottomarino titan titanic ricerche ultime notizie
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Il documento da firmare per il viaggio: ci si assume il rischio di morire. Il mezzo è con i bulloni dall'esterno

Poche ore di ossigeno, forse meno di trenta. Sono quelle che rimangono al sommergibile Titan. L’autonomia durerà fino a giovedì mattina. E secondo gli esperti salvare le cinque persone a bordo è «un’impresa disperata». I soccorritori hanno perlustrato una vasta area a nord dell’Oceano Atlantico. Un pilota e quattro passeggeri erano all’interno del sottomarino in miniatura domenica, quando il mezzo ha perso la comunicazione con la nave madre in superficie circa un’ora e 45 minuti dalla sua immersione che doveva durare due ore. Gli aerei statunitensi e canadesi hanno perquisito più di 7.600 miglia quadrate di mare aperto, un’area più grande dello stato del Connecticut. Anche il lancio del boe sonar non ha prodotto risultati. I sonar hanno registrato intanto il rumore ritmico di alcuni colpi. Ma la Guardia Costiera Usa ha fatto sapere che le successive ricerche hanno dato esito negativo.

Chi c’è a bordo

A bordo del Titan c’è Hamish Harding, 58 anni, amministratore delegato di una società di vendita di jet privati Action Aviation che ha sede a Dubai. Poi Shahzada Dawood, uno degli uomini più ricchi del Pakistan. Con suo figlio Suleman, 19 anni. Sono entrambi proprietari di un gruppo industriale che, nel 2022, ha avuto un fatturato da 1,2 miliardi di euro. C’è l’esploratore francese Paul-Henry Nargeolet, 73 anni, che ha guidato diverse spedizioni verso il Titanic. Infine, Stockton Rush, il Ceo di OceanGate, la società che ha organizzato la missione. Il viaggio costa 250 mila euro a biglietto. La plancia di comando è un controller della Logitech modificato e a bordo non c’è il bagno. Nelle prossime ore un altro sottomarino dovrebbe unirsi alle ricerche.

Sigillato con i bulloni

L’agenzia di stampa Reuters fa sapere però che le autorità non hanno confermato per ora l’identità di alcun passeggero. Secondo gli esperti, i soccorritori devono affrontare notevoli ostacoli. Se il sommergibile avesse avuto un’emergenza a metà immersione, il pilota avrebbe probabilmente rilasciato pesi per tornare in superficie, secondo Alistair Greig, professore di ingegneria navale presso l’University College di Londra. Ma in assenza di comunicazioni, localizzare un sommergibile delle dimensioni di un furgone nel vasto Atlantico potrebbe rivelarsi un’impresa, ha detto. Il sommergibile è sigillato con bulloni dall’esterno, impedendo agli occupanti di fuggire senza assistenza anche in caso di emersione. E se il sommergibile si trova sul fondo dell’oceano, uno sforzo di salvataggio sarebbe ancora più impegnativo a causa delle condizioni estreme a più di 2 miglia sotto la superficie.

Il Titanic

Il Titanic si trova a 12.500 piedi (3.810 metri) sott’acqua, dove non penetra la luce del sole. Solo attrezzature specializzate possono raggiungere tali profondità senza essere schiacciate dalla massiccia pressione dell’acqua. Nel 2018 l’ex direttore delle operazioni marittime di OceanGate David Lochriddge ha portato in giudizio la società affermando di essere stato licenziato dopo aver sollevato problemi di sicurezza riguardo il mezzo. OceanGate ha risposto accusandolo di aver divulgato informazioni riservate. Le due parti hanno trovato un accordo nel novembre 2018. Il New York Times ha scritto che qualche mese prima della causa un gruppo di aziende dell’industria dei sommergibili ha avvertito OceanGate sull’approccio «sperimentale» allo svilupp del Titan. Preconizzando problemi «catastrofici» in arrivo.

«È buio pesto laggiù»

L’esperto di Titanic Tim Maltin ha detto a Nbc News Now che setacciare un’area di 20.000 chilometri quadrati del Nord Atlantico a una profondità di quasi quattro chilometri non è facile. «È buio pesto laggiù. Fa un freddo gelido. Il fondale è fangoso ed ondulato. Non riesci nemmeno a vederti la mano davanti alla faccia». E ancor: «È davvero un po’ come essere un astronauta che va nello spazio», ha detto secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Agi. Il capitano della guardia costiera americana Jamie Frederick, a capo delle operazioni di soccorsi, ha ammesso che il compito è ben al di là di ciò che normalmente affronterebbe. «La Guardia Costiera degli Stati Uniti ha assunto il ruolo di coordinatore della missione di ricerca e soccorso, ma non abbiamo tutte le competenze e le attrezzature necessarie per una ricerca di questo tipo», ha dichiarato. «Si tratta di uno sforzo di ricerca complesso, che richiede più agenzie con esperienza in materia e attrezzature specializzate».

Il documento da firmare per salire a bordo

La Stampa scrive che non serve esperienza subacquea per infilarsi nel Titan. È sufficiente avere un biglietto. E, soprattutto, firmare tre documenti con i quali ci si assume il rischio di «poter morire durante il viaggio». Le doti richieste sono «forza, equilibrio e flessibilità», secondo OceanGate – la società che organizza le esplorazioni attorno al Titanic e in passato anche dell’Andrea Doria – per poter vivere per una settimana nella nave da spedizione.

L’uso dei Remoted Operated Vehicles

Fernando Cugliari, pilota esperto di Rov (Remoted operated vehicle) che ha preso parte all’ispezione del relitto di Portopalo, dice invece a Repubblica che il salvataggio è possibile. Ma prima bisognerà capire «come si sono mossi i side step sonar, quanta area di mare hanno scandagliato e per quanto tempo ci hanno lavorato. Solo se forniranno la prova di aver trovato qualcosa là sotto, allora l’uso dei Rov avrà senso». I droni subacquei sono sottomarini a controllo remoto impiegati per ispezioni dei fondali marini, monitoraggio di infrastrutture sott’acqua e salvataggio. Se trovano qualcosa mandano «le coordinate con un punto esatto su dove potrebbe essere il sottomarino».

«Il salvataggio è possibile»

Per quanto riguarda il salvataggio, dice Cugliari, «se le operazioni sono partite fin da subito, se sono stati veloci e bravi con i calcoli delle correnti tramite i correntometri e la rilevazione dell’ipotetica posizione, allora c’è speranza. Ma bisogna capire a quale altezza si è perso il contatto. Dipende molto da questo per riuscire a sviluppare la statistica successiva ideale per restringere l’area di ricerca. Se perdi il contatto a livello zero e finisce a 4.000 metri allora è difficile. Se il contatto invece è stato perso a metà strada è diverso, si può arrivare a capire dove è caduto. Il fatto che abbiano ancora poche ore di ossigeno a disposizione sembra drammatico, ma apre alla possibilità che siano ancora vivi. Per mia esperienza personale i 4000 metri, nel grande buio, sono davvero una profondità importante, ma dobbiamo avere fiducia che un salvataggio sia ancora possibile».

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