Marcello Minenna e le auto di rappresentanza date ai politici nell’inchiesta su corruzione e mascherine
L’ex direttore generale dell’Agenzia delle dogane Marcello Minenna aveva trovato un sistema per dare «auto di rappresentanza» a politici e rappresentanti delle istituzioni. Senza aste pubbliche. Il dettaglio emerge dall’inchiesta che ha portato in carcere l’ex assessore al bilancio della giunta di Virginia Raggi. Insieme a Gianluca Pini, ex esponente della Lega in Emilia-Romagna. Secondo l’inchiesta Pini avrebbe assicurato a Minenna che avrebbe interceduto presso Giancarlo Giorgetti (nel 2020, quando non era ancora ministro) per accreditarlo nel Carroccio. L’esponente della Lega è estraneo ai fatti e non indagato. Mentre nella rete di complicità emergono anche un poliziotto e un carabiniere.
Le intercettazioni dell’ordinanza
In alcune intercettazioni contenute nell’ordinanza del gip di Forlì Minenna parla con «esponenti politici e/o alti rappresentanti delle istituzioni». E assicura la «dazione di auto di rappresentanza che erano in carico all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli». Un fatto già segnalato il 18 ottobre 2022 da una nota del Mef. In cui si «sottolinea chiaramente la non conformità di tale usanza introdotta da Minenna di concedere gratuitamente, senza aver mai espletato aste pubbliche, auto anche di grossa cilindrata ad esponenti politici e/o alti rappresentanti delle istituzioni».
In un appunto della polizia giudiziaria del 4 maggio scorso si legge che tra il 2020 ed il 2022 Minenna «assegnava le auto in violazione di qualunque normativa di riferimento e con il solo fine di accrescere la propria personale sfera di influenza su esponenti politici e/o alti rappresentanti delle istituzioni, ha consegnato svariate autovetture confiscate dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli disponendone come se fossero suoi beni personali».
L’indagine per cocaina
L’inchiesta ha preso il via da un’indagine su un carico di cocaina trasportata su un camion dal Belgio. Dall’individuazione dell’autotrasportatore, legato a un gruppo malavitoso albanese, attraverso le intercettazioni si arriva a un amico e socio di Pini, parlamentare forlivese fino al 2018, che dopo l’esperienza sui banchi della Lega ha intrapreso alcune attività imprenditoriali. Fra queste la Codice srl che a metà marzo 2020, quando il mondo era terrorizzato dal Coronavirus, riesce a strappare un contratto milionario all’Ausl Romagna, per la fornitura di mascherine, che in quei giorni erano pressoché introvabili. Secondo le ipotesi dell’accusa le mascherine dalla Cina avevano false certificazioni e prezzi superiori a un euro l’una. Pini, grazie alla sua attività di parlamentare e di segretario nazionale della Lega Romagna per oltre un decennio, si era procurato credibilità e contatti.
Cosa c’entra Giorgetti
L’attuale ministro dell’Economia del governo Meloni entra nell’inchiesta per i legami con Pini. Agli atti c’è anche una telefonata (di qualche minuti) con Minenna, su insistenza dello stesso Pini. Che però risale al periodo in cui non era ancora ministro. Giorgetti veniva contattato per partecipare ad alcuni eventi dell’Agenzia del Demanio, come il Libro Blu e la Casa dell’Anticontraffazione. Attraverso il suo staff il ministro ha fatto sapere di essere totalmente estraneo alla vicenda. Precisando anche che in ogni caso non ha bisogno di intermediari per parlare con il direttore delle Dogane e partecipare agli eventi. Anche perché alla fine Minenna non ha ottenuto un granché: ha lasciato l’Agenzia ed è stato pure arrestato. Per questo adesso il dubbio è: forse Pini millantava?
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