Alfredo Cospito condannato a 23 anni per la bomba alla caserma dei carabinieri a Fossano
La Corte d’assise di Torino ha ridotto a 23 anni di carcere la pena per l’anarchico Alfredo Cospito, imputato nel processo di appello bis con Anna Beniamino per l’attentato all’ex scuola allievi carabinieri di Fossano (Cuneo), nel giugno 2006. Il procedimento aveva per oggetto il ricalcolo della pena relativa ai fatti, dopo che la Cassazione l’ha riqualificato come “strage politica”. Il procuratore generale Francesco Saluzzo aveva ribadito la richiesta di condanna all’ergastolo. Ma Cospito ha rigettato nettamente tale scenario. Collegato in video dal carcere di Sassari, l’anarchico ha rilasciato una dura dichiarazione. «Non c’è nessuna prova che noi abbiamo piazzato gli ordigni a Fossano. Questo è un processo alle idee. Gli anarchici non fanno stragi indiscriminate, perché gli anarchici non sono lo Stato». Per la prima volta dall’apertura del processo “Scripta Manent”, dunque, Cospito ha negato il suo coinvolgimento nell’attentato di Fossano, e ha parlato di un processo caratterizzato da «stranezze» e da un «evidente accanimento».
Il nodo dell’ergastolo ostativo
Il fulcro della questione processuale riguarda l’ergastolo ostativo, soprattutto ora che la Corte Costituzionale ha autorizzato la possibilità di riconoscere all’anarchico l’attenuante della lieve entità, di norma vietata proprio per il tipo di reato che prevede una pena fissa, oltre che per la recidiva reiterata che si contesta a Cospito. Imputata anche la compagna dell’anarchico, Anna Beniamino. Per lei, la procura chiede 27 anni di carcere. Dopo la Consulta, che ha tenuto il processo fermo per sei mesi, si ricomincia facendo un passo indietro. La Procura generale di Torino ha chiesto l’ergastolo per l’anarchico, sottolineando che se l’attentato non ebbe «l’effetto voluto, che era colpire un numero indeterminato di carabinieri, fu solo per un caso». Per questo, secondo il procuratore Saluzzo, «Cospito non merita sconti». La Corte costituzionale, ricorda Saluzzzo, «ha aperto la strada alla possibilità di bilanciare attenuanti e aggravanti anche per il reato di strage politica. Ma nessuno di noi è obbligato a praticare sconti che non siano dovuti. E Cospito non merita nulla».
L’attentato e il processo
Negli scorsi mesi, dal 20 ottobre 2022 al 19 aprile 2023, Cospito ha sostenuto un duro sciopero della fame, protrattosi per 182 giorni, per protestare contro il 41bis a cui è sottoposto, ma anche contro l’ergastolo ostativo. Lo sciopero è venuto meno proprio con il verdetto della Corte Costituzionale, che ha ritenuto illegittimo il divieto al giudice «di considerare eventuali circostanze attenuanti». Come ricorda il legale di Cospito, Flavio Rossi Albertini, in aula si parla di «strage», ma quel 2 giugno 2006 gli ordigni piazzati non uccisero nessuno. Una trappola che non scattò, sostiene l’accusa, solo perché i Carabinieri confusero il boato della prima esplosione con un incidente d’auto, restando quindi in caserma.
Le ultime dichiarazioni di Cospito
Lunedì scorso l’anarchico ha preso la parola in videocollegamento durante l’udienza. «La mia vicenda è stata usata come una clava dal governo per colpire la cosiddetta opposizione», ha detto nel corso di una lunga dichiarazione spontanea, alla ripresa del processo.