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Incidente Casal Palocco, il Suv con lo youtuber Matteo Di Pietro viaggiava a oltre «120 chilometri orari»

26 Giugno 2023 - 16:37 Stefania Carboni
incidente casal palocco matteo di pietro
incidente casal palocco matteo di pietro
L'ordinanza del Gip mette nero su bianco alcuni elementi. Gli amici lo invitarono a rallentare. Sparite le videocamere a bordo

Il Suv Lamborghini guidato da Matteo Di Pietro (lo youtuber dei TheBorderline) viaggiava «a 124 km orari immediatamente prima dell’impatto» con la Smart. Questo è quanto emerge dall’ordinanza con cui il gip di Roma ha disposto i domiciliari per il ventenne per omicidio stradale aggravato nello scontro di Casal Palocco, dove ha perso la vita il piccolo Manuel di 5 anni. Secondo i dati del gps, citati nel provvedimento nell’indagine dei carabinieri e polizia locale, «emerge che il Suv al momento di imboccare Via di Macchia Saponara alle ore 15:38 si fermava. Dopo avere imboccato la via riprendeva velocità raggiungendo in soli 14 secondi la velocità di 124 km/h immediatamente prima dell’impatto. L’assenza di tracce di frenata dimostra verosimilmente che la decelerazione improvvisa e rapidissima è stata conseguenza dell’avvistamento dell’auto in prossimità del punto in cui si è verificato l’incidente».

La Smart aveva inserito la freccia e iniziato le manovre di svolta

L’indagato «per colpa consistita in negligenza, imprudenza ed imperizia e inosservanza delle norme sulla circolazione stradale» ha tenuto «una velocità eccessiva (allo stato accertata in oltre 120 chilometri orari su via di Macchia Saponara) in rapporto al limite lì imposto (50 km/h) e comunque non adeguata alle caratteristiche e alle condizioni della strada urbana percorsa e all’approssimarsi ad un’intersezione, non riusciva ad arrestare tempestivamente il veicolo e andava a collidere, travolgendola, contro la parte laterale destra dell’autovettura Smart che proveniva dal senso opposto di marcia e aveva intrapreso una svolta a sinistra». L’auto su cui viaggiava Elena con il piccolo Manuel e la sorellina aveva messo la freccia. A riportarlo, nero su bianco, è sempre l’ordinanza che raccoglie la testimonianza di un’autista di un bus Atac presente al momento dell’impatto. L’uomo ha detto di aver visto la Smart che «azionava l’indicatore di direzione sinistro e avviava la manovra di svolta. La manovra effettuata dalla Smart per la svolta in via Archelao di Mileto era stata molto rapida, senza esitazione, cosa che lo induceva a ritenere che la conducente della Smart non avesse visto o non si fosse accorta dell’arrivo della Lamborghini, che a sua volta non aveva tentato di frenare».

Gli amici a bordo del Suv gli «avevano detto di rallentare»

Nell’ordinanza si legge che Di Pietro aveva noleggiato il Suv Lamborghini con «l’unico ed evidente fine di impressionare e catturare l’attenzione di giovani visitatori del web per aumentare i guadagni della pubblicità, a scapito della sicurezza e della responsabilità e di conseguenza a procedere ad una velocità superiore ai limiti indicati. Tanto più che alcuni dei passeggeri presenti all’interno della Lamborghini avevano più volte invitato a ridurre la velocità». Per tale motivo nelle esigenze cautelari per Matteo Di Pietro il giudice afferma, inoltre, che «un ulteriore indicatore di pericolo concreto e attuale di reiterazione di analoghi reati va colto nell’assoluta inconsapevolezza, da parte dell’indagato, della necessità di rispettare le regole della strada osservando i limiti di velocità, soprattutto in quanto ventenne, neopatentato e come tale, tenuto ad applicare maggiore prudenza, al fine di evitare pericolo alla incolumità propria e altrui», scrive il gip. «Il ventenne poteva legittimamente noleggiare una supercar nonostante avesse conseguito il titolo di guida da poco più di due anni, e tuttavia non avrebbe potuto condurla superando il limite di 90 km/h e comunque non avrebbe potuto farlo in un centro urbano, in cui il limite di velocità è fissato a 50 km/h», osserva ancora il gip.

Sparite dal Suv le telecamere per fare i video

«Sussiste il pericolo di inquinamento delle prove – riporta ancora l’ordinanza – così come ritenuto dal Pubblico Ministero, tenuto conto del mancato rinvenimento, all’interno della Lamborghini, delle due telecamere utilizzate per la registrazione dei video che, per come riferito dagli amici di Di Pietro erano in funzione e al momento dell’incidente utilizzate da uno di loro». Per quanto riguarda la personalità dell’indagato, il giudice afferma che «non appare tranquillizzante, tenuto conto che la sua principale fonte di reddito sembrerebbe rappresentata proprio dalla realizzazione di video da pubblicare su siti web riferibili alla società The Borderline srl, di cui l’indagato è socio oltre che amministratore delegato e che ha già in precedenza realizzato altri video e challenge a bordo di autovetture, proponendo sfide analoghe, con il rischio di mettere in pericolo l’incolumità propria e degli altri utenti della strada».

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