«Patata bollente» in prima pagina, Virgina Raggi incassa la condanna per Feltri e Senaldi: «È una vittoria di tutte le donne»
La Corte d’Appello di Catania ha confermato la condanna per Vittorio Feltri e Pietro Senaldi per il titolo di apertura di Libero del 10 febbraio 2017 che implicava pesanti allusioni sulla vita intima dell’allora sindaca di Roma Virginia Raggi: «Patata bollente». I due giornalisti condividevano all’epoca la direzione del quotidiano di destra, e Feltri stesso firmò il relativo articolo. La sentenza d’appello, pronunciata venerdì 23 giugno, condanna i due a risarcire Raggi rispettivamente per 11mila e 5mila euro, così come previsto dalla pronuncia di primo grado dell’ottobre 2021. All’epoca in cui uscì l’articolo, Raggi era nella bufera politica per la gestione della Capitale, ma anche giudiziaria: era infatti indagata dalla procura di Roma per presunte irregolarità in alcune nomine della sua amministrazione, tra cui quella del capo della sua segreteria Salvatore Romeo. Diversi articoli evocarono un possibile legame sentimentale tra i due dietro la nomina considerata «sospetta». Ma l’inchiesta della procura fu in seguito archiviata.
La soddisfazione dell’ex sindaca
Raggi ha rivendicato l’esito del processo d’appello con un post pubblicato oggi su Facebook. «Sono passati più di 6 anni. Probabilmente, era uno dei momenti più duri: ogni giorno un attacco, un’accusa infondata, un tentativo di spallata e colpi bassi da chi diceva di essere amico. Sembrava che tutto fosse lecito. Si poteva scrivere qualsiasi cosa sul mio conto, senza avere alcun riscontro», ricorda l’ex sindaca. «Ma quel giorno si è passato il limite. Ho denunciato per diffamazione aggravata Vittorio Feltri, autore del pezzo, e Pietro Senaldi, direttore responsabile e ben due gradi di giudizio mi hanno dato ragione. Venerdì è arrivata la sentenza di appello che ha confermato, ancora una volta, che avevo ragione e ha confermato la condanna per Vittorio Feltri e Pietro Senaldi». Ma la fine dell’iter giudiziario – a meno di un ulteriore ricorso in Cassazione – per Raggi ha un significato più ampio di quello personale. «Non è una vittoria soltanto mia – scrive l’ex sindaca di Roma – è una vittoria di ogni donna che si è sentita offesa e di ogni padre, fratello, figlio o marito che si è indignato. Quell’articolo era un coacervo di falsità, condite da luoghi comuni, pregiudizi, offese gratuite, sessiste, maschiliste e squallide. Purtroppo quel che tante donne sono costrette a subire ancora troppo spesso da persone che forse vivono su un altro pianeta. Siamo donne, non per questo siamo disponibili».
L’omaggio del sodale Di Battista
A congratularsi con «Virginia» per la vittoria legale è anche l’amico di lunga data e sodale politico Alessandro Di Battista. Che commentando il post Facebook dell’ex sindaca da decine di migliaia di chilometri di distanza la sprona ora a seguire il suo esempio: «Che felicità. Virginia buone vacanze. Vai alle Maldive, in Brasile, in Yucatàn, capirinha in mano, daikiri, sorriso e un bel grazie a questi pseudo giornalisti!». Di Battista, come annunciato nei giorni scorsi, è ripartito infatti alla volta del Sudamerica per realizzare una serie di articoli per Il Fatto Quotidiano e un nuovo documentario per TvLoft. Dopo aver fatto tappa a Quito, l’ex pasionario M5s si trova ora sul Rio delle Amazzoni, come comunicato ai suoi follower su Instagram. «Discenderò prima uno degli affluenti del Rio delle Amazzoni e poi il “grande fiume” fino all’oceano Atlantico. Dalle Ande all’oceano, passando per l’Ecuador, il Perù, una piccolissima parte di Colombia e poi il Brasile. Mi aspettano 5000 km in barca», aveva annunciato la scorsa settimana.
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