Daniela Santanchè, i mancati pagamenti ai giornalisti e il misterioso fondo di Dubai che ha “salvato” le aziende
Dietrofront. Per Daniela Santanchè potrebbe essere giovedì 29 giugno il giorno giusto per presentarsi in Parlamento a riferire sulle indagini che riguardano le sue aziende. Non quindi la prossima settimana, come sembrava più probabile. «Guardate la mia faccia, vi sembro preoccupata? Risponderò su tutto. Sono 23 anni che faccio politica e ci ho sempre messo la faccia», dice lei. E ancora: «Dimettermi? Siamo seri. Andiamo dietro a Report?». Intanto però una giornalista racconta i mancati pagamenti di Visibilia per le collaborazioni. Sostenendo di aver dovuto alla fine rinunciare a 4 mila euro. E la Consob accende un faro sul fondo Negma. Che ha portato 3 milioni di euro per salvare Ki Group. Gli investigatori vogliono scoprire chi ci sia dietro.
La collaboratrice non pagata
La Stampa racconta i problemi dei collaboratori delle riviste di Santanchè. Con una testimonianza: «Quando il primo gennaio del 2016 Visto e Novella 2000 sono state acquistate dalla ministra Santanché, ero già una collaboratrice a pezzo. Il mio contratto a tempo determinato da qualche mese non veniva rinnovato. Ma ero una collaboratrice storica e quel lavoro mi garantiva uno “stipendio”». Ma i problemi con i pagamenti sono cominciati subito: Ho conservato una sfilza di scambi mail col responsabile dell’ufficio fornitori. Davanti a ogni richiesta c’era sempre un rinvio, un “mi scuso dei ritardi”, oppure “ho bisogno ancora di qualche giorno”». Poi il ragioniere ha smesso di rispondere e lei si è rivolta a un avvocato. Per un debito di 12 mila euro alla fine ne ha ricevuti soltanto 8 mila. «Anche se sui restanti quattro ho pagato tasse e contributi», precisa lei.
Il fondo Negma
Poi c’è il mistero del fondo Negma. Che ha salvato per due volte le società di Santanchè. Prima con un prestito obbligazionario di 3 milioni nel 2017. Poi con un altro prestito dello stesso importo nel 2021. Beneficiarie, rispettivamente, prima Visibilia e poi Ki Group, l’azienda del cibo biologico partecipata dall’ex compagno Canio Mazzaro. Nell’occasione il fondo con sede a Dubai ha avuto prima obbligazioni convertibili fino a un massimo di 2,5 milioni. Poi il prestito obbligazionario convertibile in azioni ordinarie Ki Group Holding cum Warrant. Per un importo massimo di 20 milioni di euro suddiviso in 20 tranche. Negma ha operato allo stesso modo in almeno altre 16 aziende italiane e altrettante francesi. Erano tutte in crisi e alla ricerca di liquidità.
L’inchiesta
Il pubblico ministero Paolo Filippini indaga. Ha aperto un fascicolo per aggiotaggio contro ignoti. Ma sulle tracce del fondo c’è anche la Consob. L’accusa a Santanchè è quella di aver prodotto nelle sue aziende bilanci in rosso, lavoratori mandati a casa senza liquidazione e ditte del tanto celebrato Made in Italy messe in difficoltà o addirittura strozzate dal mancato saldo delle forniture. E di aver usato la cassa integrazione Covid durante la pandemia. L’esponente di Fratelli d’Italia si è dichiarata disponibile per un’informativa, formato su cui potrebbe essere orientata la maggioranza.
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