La scomparsa di Kataleya a Firenze è un “sequestro premeditato”: «Chi sa qualcosa parli»
La scomparsa di Kataleya Alvarez dall’ex hotel Astor a Firenze è un sequestro di persona premeditato. E le indagini adesso si concentrano sull’albergo. Da dove la bambina di 5 anni potrebbe essere stata portata via proprio quel sabato pomeriggio. Oppure la domenica, prima del presidio dei carabinieri. Mentre intanto si torna a parlare del “passaggio segreto”. Ovvero del corridoio tra l’ex hotel e un palazzo che sbuca in via Monteverdi. Ma quella via di fuga, scoperta durante la prima perquisizione, è già stata controllata dagli inquirenti. Che non hanno in ogni caso trovato traccia della bambina. La procura intanto analizza i precedenti degli identificati. Cercando un appiglio per un’indagine che sembra sempre più complessa.
Le telecamere
Nello scorso weekend la pm Christine von Borries e i carabinieri hanno continuato ad ascoltare altri occupanti dell’ex albergo come persone informate sui fatti. Forse anche alla luce delle nuove testimonianze raccolte, gli investigatori e i tecnici informatici sono alla ricerca in quei video di dettagli che potrebbero essere passati inosservati a una prima battuta. Non si ferma tuttavia il controllo sulle videocamere pubbliche collocate su un raggio più ampio della città, oltre il quartiere di san Jacopino. Dopo l’allontanamento dei 132 occupanti, di cui 42 minori, collocati in strutture di accoglienza messe a disposizione dal Comune, i carabinieri del Ros, del Gis e del Sis hanno ispezionato l’edificio, dalle terrazze ai tombini, anche con sofisticate attrezzature, senza trovare tracce della piccola.
L’appello ai residenti
L’edizione fiorentina di Repubblica racconta che una delle ipotesi è che la bambina, alta 115 centimetri, sia stata portata via all’interno di una valigia o di un contenitore. In questo frame, non è escluso che l’uscita da utilizzare potesse essere il cortile nel retro. Per uscire da lì ci sono due strade che sfociano su via Monteverdi. All’esterno Kataleya sarebbe stata caricata su un mezzo. Le autorità ieri si sono appellate ai residenti: «Chi sa qualcosa parli». Ma soprattutto, questo piano fa pensare «a un sequestro premeditato e non a un gesto d’impeto», come ha detto nei giorni scorsi l’ex comandante dei Ris Luciano Garofalo che partecipa alle ricerche per conto della famiglia. Si parla anche della telecamera che avrebbe registrato il grido di un bambino e poi la chiusura della portiera di un’auto. Ma per ora non ci sono riscontri.
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