L’insurrezione di Prigozhin vista da Orsini: «Ha dimostrato che la Nato minaccia la Russia. Ora Putin potrebbe devastare l’Ucraina»
A pochi giorni dall’insurrezione armata del gruppo Wagner guidato da Yevgeny Prigozhin contro i vertici del suo stesso Paese, a dare la sua «originale» lettura di quanto accaduto è anche Alessandro Orsini, il docente di sociologia del terrorismo della Luiss che sin dall’inizio del conflitto in Ucraina non nasconde la sua fascinazione per la Russia di Vladimir Putin. Orsini ha commentato lo scontro di potere che ha rischiato di degenerare in guerra civile in diretta su Rai3 a Cartabianca. E come spesso accade ha interpretato la parte del guastafeste rispetto alle analisi dominanti. Secondo Orsini, che pure ha premesso di non poter che «basarsi sulle evidenze empiriche» in assenza di informazioni certe, Putin esce «enormemente rafforzato» dalla rivolta abortita dei Wagner a 200 chilometri da Mosca. Per quale ragione? Semplice, ragiona Orsini: nel pieno dell’insurrezione, nessuno né tra i cittadini né tra gli apparati si è mosso in quelle ore convulse in chiave anti-Putin. «È stato come un test per Putin: nessuno è sceso in piazza per contestarlo, nessuno ha tentato di assassinarlo, nessuno gli si è rivoltato contro». Insomma, sostiene Orsini, l’ammutinamento della milizia Wagner non ha fatto che rendere più evidente il consenso massiccio di cui Putin gode, tra la popolazione così come nell’esercito e negli apparati.
«Una tragedia per l’Ucraina»
Ma quale sarà, è la domanda chiave, l’impatto dello scontro di potere interno alla Russia sul conflitto in Ucraina? All’interrogativo posto da Bianca Berlinguer, Orsini si fa cupo. «Conseguenze tragiche, purtroppo. Putin e i russi tutti hanno infatti avuto conferma che la presenza della Nato in Ucraina costruisce una minaccia esistenziale per la Russia, perché contiene in nuce la possibilità della sua disgregazione. È questo che la rivolta di Prigozhin ha dimostrato». E dunque, che succederà sul terreno di guerra? «Sarà una tragedia per l’Ucraina – afferma senza dubbi Orsini – perché Putin a maggior ragione ora non può perdere quella guerra, non senza aver conquistato per lo meno Sumy e Kharkiv». Nel migliore dei casi, dunque, il conflitto proseguirà con l’attuale ritmo in un estenuante logoramento reciproco militare. Ma nel peggiore, se dovesse temere magari di poter essere di nuovo vittima di giochi di potere, Putin potrebbe «dare impulso a una forte accelerazione della guerra, devastando l’Ucraina». Unica lezione da poter trarre, dunque, alle nostre latitudini: per Orsini, l’Italia deve «sganciarsi dal sostengo Nato all’Ucraina e farsi promotrice quanto prima di un’iniziativa di pace. Obiettivo: salvare le vite degli ucraini». Inutili i tentativi di buona volontà in studio di Italo Bocchino di far notare a Orsini i cortocircuiti del suo ragionamento.
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