L’intercettazione in dialetto stretto impossibile anche per l’interprete, l’esperto molla davanti alla telefonata tra l’imputato e la madre
Era stato nominato per tradurre un’intercettazione telefonica dal dialetto di Foggia all’italiano, ma il compito si è rivelato più complesso del previsto e ha deciso di rinunciare all’incarico. La vicenda, raccontata oggi dal Messaggero Veneto, riguarda un interprete scelto dalla Corte d’assise di Udine. A lui era stato affidato il compito di tradurre un’intercettazione telefonica del 41enne Vincenzo Paglialonga, a processo per l’omicidio di Lauretta Toffoli, la donna di 74 anni trovata morta lo scorso maggio a Udine. Nella conversazione si sente Paglialonga – originario di San Severo, in Puglia – parlare con la madre dal carcere in dialetto foggiano. L’interprete scelto dai giudici non è riuscito a comprendere il contenuto della telefonata e ha deciso quindi di rinunciare all’incarico. La nuova udienza intermedia si terrà il 7 luglio e servirà a nominare un nuovo traduttore. Nel frattempo, le parti sono state rinviate al 27 settembre, quando sarà depositata la perizia psichiatrica chiesta dagli avvocati difensori Piergiorgio Bertoli e Carlotta Rojatti. Il cadavere di Lauretta Toffoli è stato trovato la notte tra il 6 e il 7 maggio nel suo appartamento di Udine. Lo stesso in cui viveva anche Paglialonga, all’epoca agli arresti domiciliari, che secondo l’accusa avrebbe ucciso la donna con 36 coltellate. Il giorno del ritrovamento del cadavere, la polizia ha trovato l’uomo fuori casa e senza braccialetto elettronico.
Foto di copertina: Vincenzo Paglialonga, accusato dell’omicidio di Lauretta Toffoli