L’indice di massa corporea sbaglia più della metà delle diagnosi di obesità, lo studio che smonta il Bmi
L’indice di massa corporea, noto come Bmi, nonché la formula più utilizzata in assoluto per valutare il peso corporeo sbaglia la stima del grasso di troppo nel 53% dei casi. In più della metà delle persone dà indicazioni inferiori alla realtà. È quanto rileva uno studio americano realizzato dalla Rutgers University del New Jersey e presentato all’incontro annuale dell’Endocrine Society Endo 2023, e concluso pochi giorni fa a Chicago. Secondo la ricerca, le persone che in base al solo Bmi erano state considerate obese erano in realtà la metà di quelle classificate tali con il sistema Dexa, ovvero un esame a radiazioni ionizzanti che è in grado di fornire informazioni più precise e accurate sulla composizione corporea.
Come fare un calcolo più corretto
L’indice di massa corporea pare non essere più il sistema maggiormente funzionale, nonostante al momento sia ancora quello più adottato dai medici di tutto il mondo da quando è stato inventato nell’800 dal matematico belga Adolphe Quetelet. Lo studio americano in questione non propone necessariamente di abbandonare questo sistema, ma di affiancarlo con altre misure, come il girovita e la stima della composizione corporea misurata dal plicometro. Dallo studio emerge, infatti, che l’aggiunta della circonferenza della vita al Bmi rende i dati congruenti a quelli del Dexa nel 69% delle diagnosi di obesità, riducendo così il margine di errore del 23%.
La (mancata) differenza tra maschi e femmine
«Il principale limite del Bmi è che non distingue tra acqua, massa ossea, massa muscolare e tessuto grasso né tra accumulo di grasso viscerale, la cosiddetta ‘pancetta’, e grasso sottocutaneo, non tenendo così conto dell’influenza di genere», spiega Anna Maria Colao, presidente della Società Italiana di Endocrinologia (Sie). «Le donne, infatti, hanno più grasso sottocutaneo rispetto agli uomini, localizzato su fianchi e cosce, che è meno dannoso per la salute rispetto al grasso addominale, che i maschi accumulano più facilmente nelle sezioni centrali del corpo», aggiunge. E sottolinea che utilizzare l’indice di massa corporea come unico parametro porta «a sovrastimare erroneamente l’obesità nelle donne e a sottovalutarla negli uomini, con una pericolosa distorsione della comprensione da parte dei medici del rischio di malattia e mortalità legate all’obesità».