«L’universo non è vuoto, si muove come un mare agitato»: lo studio sulle onde gravitazionali che apre una nuova era dell’astronomia
Lo spazio non è vuoto. Anzi, tutto ciò che vediamo attorno a noi viene costantemente agitato dalle onde gravitazionali a bassa frequenza. È questa in sostanza la scoperta fatta da un team internazionale di astronomi, che per la prima volta ha trovato prove concrete e convincenti sull’attività delle onde spazio-temporali. Il Washington Post, tra i primi a riportare la notizia, parla di una «scoperta sconvolgente», che rinforzerebbe la teoria generale della relatività di Albert Einstein. Secondo quanto osservato dagli astrofisici, l’universo non sarebbe affatto un luogo statico e vuoto. Al contrario: viene descritto come un «mare agitato», a causa delle potenti interazioni gravitazionali tra i tanti oggetti – tra cui i buchi neri – che increspano il tessuto dello spazio-tempo.
Lo studio sulle stelle morte
I risultati di queste osservazioni, condotte in modo indipendente in diverse parti del mondo, sono stati pubblicati mercoledì 28 giugno su Astrophysical Journal Letters. «Quello che misuriamo è il modo in cui la Terra si muove in questo mare. Sta oscillando, e non solo su e giù ma in tutte le direzioni», ha spiegato Michael Lam, astrofisico del Seti Institute e membro del North American Nanohertz Observatory for Gravitational Waves (NANOGrav). A rendere possibile la ricerca sono state alcune precedenti scoperte scientifiche. Una su tutte: le pulsar, ossia i residui ultradensi di neutroni di una stella morta, osservate per la prima volta negli anni Sessanta. Il team di NANOGrav ha raccolto dati da 68 pulsar attraverso decine di telescopi e osservatori astronomici. La ricerca è stata tutt’altro che una passeggiata: per trovare prove concrete delle onde gravitazionali, ha spiegato l’astrofisica di Yale Chiara Mingarelli, ci sono voluti 15 anni di osservazioni.
I prossimi passi della ricerca
Secondo il Washington Post, la scoperta del team di NANOGrav rappresenta «una pietra miliare nel campo embrionale dell’astronomia delle onde gravitazionali». Il prossimo obiettivo, hanno spiegato gli astrofisici, sarà accoppiare alcune di queste onde con potenziali buchi neri supermassicci. In altre parole, non limitarsi a raccogliere le prove dell’esistenza di queste onde, ma stabilire esattamente da dove provengono. Un processo che potrebbe svelare nuovi dettagli su come le galassie si formano ed evolvono. «Stiamo aprendo una finestra completamente nuova sull’universo delle onde gravitazionali. Sarà davvero emozionante», ha commentato la co-direttrice di NANOGrav Maura McLaughlin.
Credits foto: EPA/ESO/A.J. Levan, N.R. Tanvir | Una foto scattata nel 2017 dall’ESO (European Southern Observatory) mostra una kilinova, la fusione di due stelle di neutroni
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