Le frasi in codice, la cocaina, l’auto blu di Miccichè: cosa c’è nell’inchiesta su Mario Di Ferro e lo spaccio di droga alla «Palermo bene»
Sarebbe andato a comprare la cocaina con l’auto blu della Regione Sicilia, con tanto di lampeggianti accesi, l’ex presidente dell’Ars – ed ex volto regionale di Forza Italia – Gianfranco Miccichè. È quanto emerge dall’indagine sullo spaccio di droga nella «Palermo bene», per cui oggi il gip di Palermo Antonella Consiglio ha disposto sei misure cautelari. Tra i principali indagati c’è Mario Di Ferro, ristoratore palermitano e presunto pusher di Miccichè – che però non risulta iscritto nel registro degli indagati – e altri vip e politici della città. «Prima di poter dire qualcosa, devo capire cosa c’è nell’inchiesta in cui non sono indagato», ha precisato all’Ansa l’ex presidente dell’Ars. Micciché ha poi aggiunto: «Posso dire che sono dispiaciuto per Mario Di Ferro: è un caro amico che conosco e frequento da moltissimi anni. Andavo alla sue feste che erano sempre molto divertenti, frequentate da tantissima gente e dove non ho mai visto della droga».
La telefonata tra Di Ferro e Miccichè
L’ordinanza di misura cautelare disposta oggi dal gip Antonella Consiglio contiene alcuni dettagli sulla presunta attività di spaccio di sostanze stupefacenti al ristorante Villa Zito. La sera del 18 novembre scorso, per esempio, Miccichè chiama Di Ferro per avvisarlo che l’indomani sarebbe partito per Milano e ci sarebbe rimasto per cinque giorni. Secondo gli investigatori, si tratterebbe di un linguaggio in codice. E i «cinque giorni» sarebbero in realtà il numero di dosi che l’ex presidente dell’Ars avrebbe dovuto acquistare. A quel punto, Di Ferro coglie il riferimento nascosto e lo rassicura sulla fornitura richiesta: «Vabbe, siete cinque, cinque giorni, va bene ciao», dice il ristoratore. Subito dopo questa telefonata, Di Ferro contatta il suo fornitore, Gioacchino Salamone – già arrestato nel 2018 per riciclaggio di denaro proveniente da un traffico di droga gestito da clan mafiosi – che si impegna a fargli avere la cocaina.
I filmati di videosorveglianza
«All’una meno un quarto puntuale, da me al bar. Va bene?», chiede Di Ferro. E a quell’ora Micciché viene immortalato dalle telecamere di sorveglianza. L’ex politico di Forza Italia arriva al ristorante Villa Zito, scende dall’auto blu – lasciando il suo autista in attesa -, entra nel locale ed esce dopo 25 minuti. Una scena che, secondo quanto scritto nell’ordinanza emessa oggi, si sarebbe ripetuta più volte secondo lo stesso copione tra novembre e dicembre del 2022. Per esempio il 30 novembre, quando il sistema di video sorveglianza davanti all’ingresso secondario del locale riprende sia l’arrivo del politico sia il successivo incontro tra Di Ferro e Salamone. In quell’occasione, Salomone viene immortalato mentre consegna una bustina – secondo i pm, una sostanza stupefacente – attraverso il cancello. Gli investigatori sospettano che almeno in un’occasione, il 6 dicembre, Miccichè sarebbe anche andato a prendere la cocaina direttamente a casa di Di Ferro. E anche quel caso, il ristoratore avrebbe chiamato subito dopo il suo fornitore: «Verso le quattro devi avvicinare, perché minchia siamo assai, qualche tredici siamo, hai capito?».
Leggi anche:
- Palermo, arrestato lo chef Mario Di Ferro: «Vendeva cocaina all’ex presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè»
- «Tutte le droghe fanno male», lo spot del governo con Roberto Mancini scatena i meme: «È un horror… No sembra Boris» – I video
- Elon Musk, la chetamina e le altre droghe della Silicon Valley: «I funghi allucinogeni rilassano e aumentano la produttività»